IL BLOG
Questo Blog ha lo scopo di cercare di fare ridere (o almeno sorridere) in un campo, quello del calcio Bolognese, ormai troppo serioso e di riportarvici un po' di satira e di autoironia tipiche della tradizione di quella Bolognesità ormai assopita.
È un mezzo per esprimere la propria creatività ed è aperto a tutti quelli che ne vorranno fare parte. Basta avere due credenziali:
- tifare Bologna
- sapere fare ridere.
Quindi non ve ne abbiate, cari calciatori, dirigenti, giornalisti (del Bologna, ma anche Avversari) se ogni tanto Vi prendiamo in giro.
Se non ci fate sorridere lasciate almeno che ci proviamo noi!!
FORZA BOLOGNA SEMPRE!!!
mercoledì 24 novembre 2010
TIRA MOLLA
Facciamo così. Prima parliamo della partita di domenica scorsa, che ci metto poco, poi andiamo sul resto.Dunque, Napoli-Bologna. 4 a 1. Ed è di gran lunga la cosa migliore di questi giorni, tanto per dare l’idea. Il Bologna va a Napoli in piena tempesta, coi giocatori senza stipendio, il banco saltato, la concreta paura di fallire a brevissimo. E i punti di penalizzazione già virtualmente in groppa. I tifosi si stringono attorno alla squadra, e fanno bene. Ma servirà? Che effetto avrà tutto questo sui calciatori? Nessuno, sentenzia un mio amico. Vedrai, giocheranno sereni.
Infatti. Dopo 2 minuti c’è un calcio d’angolo del Napoli, cross in mezzo, dal labiale di Garics si capisce perfettamente la frase “Vè come sono sereno, problemi zero”. Alle sue spalle Maggio, che probabilmente non è sereno, ma salta, la inzucca dentro.
Dopo in effetti il Bologna un po’ ci prova, ma poi parte un pallone lungo, alto, Britos anticipa Cavani in rovesciata urlando “Se non mi pagano gioco meglio!” La palla resta lì, allora il nostro centrale va di nuovo in sforbiciata e stavolta grida “Son concentratissimo!” Cavani prende la palla, la mette in mezzo, Hamsik tira, Garics, serenamente, la devia in gol.
Nel secondo tempo entrano Meggiorini e Siligardi. Per dare la scossa. Due minuti, angolo per il Napoli, rasoterra, 2 passaggi in piena area, la nostra difesa osserva con un certo interesse l’azione degli avversari, poi Rubin dice “Tranquilli, che io ho fiducia in Porcedda”, Hamsik, dietro di lui, sulla fiducia insacca. I cinni danno la scossa, in effetti, giocano benino, e facciamo pure il 3 a 1 con Meggiorini. Poi il Napoli spinge di nuovo un po’, Buscè lascia andare sul fondo Sosa perché l’irpef non conta, palla in mezzo, Britos urla “Ma l’avete capito o no che a noi sta situazione non fa né caldo né freddo”, sottolinea il concetto facendo un inchino, e Cavani bolla.
Finisce 4 a 1, con la netta sensazione che i problemi societari mai incideranno sulle prestazioni.
E allora, affrontiamoli, sti problemi societari.
Non sto a fare il riassunto, che se leggete queste righe la storia la sapete già. Degli stipendi non pagati, della fuga dai Carabinieri di Porcedda, della conferenza dei Menarini, della Procura, del deferimento, del fallimento dietro l’angolo, delle ore passate a Casteldebole in attesa di una cazzo di risposta che non arriva. E pure dello spiraglio che si apre in queste ore, che sia grazie a Consorte, a Cazzola, a Sabatini, o a Maga Magò.
Quindi, stavolta, volo alto. Io che appartengo alla parte sana del Bologna, scusate l’immodestia, quella vera, cioè la tifoseria, umiliata, tradita, presa per i fondelli, volo altissimo. E mi rifaccio a un tale che circa 700 anni fa scrisse una cosuccia che chiamò Commedia, sputtanando tutti i suoi contemporanei e non solo, mettendoli, spesso anzitempo, all’Inferno. E che fra l’altro, nel suo peregrinar tra le anime dannate, si sia fatto accompagnare da Virgilio, ma soprattutto che lo chiami continuamente Duca, qualcosina di profetico e inquietante, io ce la vedo. Fate voi…
Per parafrasare il Sommo, mi concentrerò sui 4 protagonisti più meritevoli dei gironi, dei cerchi e delle malebolge dantesche. Quattro che all’Inferno, a mio insindacabile giudizio, sguazzerebbero proprio.
Menarini padre. Menarini figlia. Porcedda Sergio. Colomba Franco.
Si offenderanno? Bè, io sono già offeso. Molto.
Iniziamo dal Sardo, da Porcedda, quello che riesce a mentire sempre, quello che ride anche con la merda fino al collo. Per quelli come lui, per coloro che fanno i ruffiani, che seducono un’intera popolazione (o tifoseria), che raccontano boiate credibili e ti fregano, l’imbuto dell’Inferno ha una precisa posizione. Ottavo cerchio, Prima Bolgia, canto XVIII.
Qui stanno, appunto, i ruffiani e i seduttori, e passano l’eternità correndo in tondo, sferzati dai demoni.
Dunque, parafrasando il sacro testo…
“Luogo è in inferno detto Casteldebolge,
tutto di pietra di color ferrigno,
come la iazza che dintorno il volge.
Nel dritto mezzo del campo maligno
vaneggia un Sardo assai stronzo e immondo,
di cui suo loco dicerò l'ordigno.
[…]
Di qua, di là, su per la rotonda
vidi demon cornuti con gran ferze,
che li battien crudelmente la chiappa tonda.
Ayo’ come facean lor levar le tende
a le prime percosse! già Porcedda
dicea che adesso, mo vè, lui vende.
[…]
E quel frustato celar si credette
bassando 'l viso; ma poco li valse,
ch'io dissi: «O tu che l'occhio a terra gette,
se le fideiussion che porti son di certo false,
Porcedda se' tu, c’at gnes un azidant,
Ma che ti mena a sì buffe farse?».
[…]
«E non pur io qui piango bolognese;
che questo luogo n’è tanto pieno,
e tante truffe son ora apprese
a dicer “Pago” tra Sàvena e Reno;
e se di ciò vuoi fede o testimonio,
quanto per lo fondello io vi meno». “
Eccetera…
Passo allora a Colomba. Il bravo, mite, tenero, mai grasso, ideale per ogni alimentazione, pio, devoto, umile, bolognesissimo Colomba. Onesto, lo è sempre stato, lo sappiamo dal 1980, no? Solo, si sperava in un pizzico più di decenza, di passione per la maglia a cui deve tutto. E invece, lui che ci ama da matti, è l’unico che ha fatto partire un’ingiunzione di pagamento, l’unico, di fatto, a provare fattivamente di far fallire il BFC. Io, anche qui inequivocabilmente, il posto gliel’ho trovato d’istinto. Si scende, terz’ultimo piano dell’inferno signori, l’Antenora, il luogo dei traditori della patria, che stanno immersi nel ghiaccio col viso rivolto in alto, canti XXXII e XXXIII.
Procediamo dunque a bolognesizzare il testo…
“E come a gracidar si sta la rana
col muso fuor de l'acqua, oh povero Bologna
ei fa con te sovente come fa puttana;
livide, insin là dove appar vergogna
eran l'ombre dolenti ne la ghiaccia,
e me parevan più Colomba che cicogna.
[…]
E un ch'avea perduti ambo li orecchi
per la freddura, pur col viso a me rivolto,
disse: «Perché cotanto in noi ti specchi?
Se vuoi saper s’io in vita fui stolto,
da Grosseto vengo e spesso scommetto
precedetti l’ebbro Alberto e chiesi lo che mi fu tolto».
[…]
«E perché non mi metti in più sermoni,
sappi ch'i' fu' come il fiorentin de' Pazzi;
e aspetto Carlin che mi scagioni».
Poscia vid'io mill’altri testin de cazzi
fatti per freddo; che vien ribrezzo.
”Traditor”, diss’io, tu c’alla Snai ci sguazzi.
[…]
Piangendo mi sgridò: «Perché mi peste?
se tu non vieni a cercar vendette
de lo fallimento, perché mi moleste?».
E io: «Mister mio, va far de le pugnette,
si io avea ancor de’dubbi su la Colomba;
or so che teco sempre stemmo a chiappe strette».”
E via andare…
Infine, i Menarini. Le Brave Persone che molto episcopalmente si sono martirizzati per Bologna, a sentir loro. Alla fine, il tempo è galantuomo. E ti fa tana. Il diavolo, spesso, assume il volto dell’agnellino mite per fregarci. E credo stia tutta qui la verità. Il bilancio di Cogei, del proprio portafoglio, era l’unico bene da salvaguardare. Usando il Bologna, la nostra passione, come una qualsiasi societucola funzionale ai loro disegni. Su questo, Dante non ha dubbi, e non ne ho nemmeno io. Chi tradisce i benefattori, e per accezione estesa, coloro che si danno solo per amore, per esempio chi tifa Bologna, ha un unico posto dove può stare. Proprio in fondo all’Inferno, nella Giudecca, completamente ghiacciati, insieme a Bruto, Cassio, Giuda e con Lucifero che li maciulla. Canto XXXIV.
Infatti…
“Oh quanto parve a me gran maraviglia
quand'io vidi due facce a la sua testa!
L'una dinanzi, con la Monclair vermiglia;
L’altro anzian con il bottin de la sua festa
sovr’essi di Cogei l’insegna,
ma or la devean abbassar la loro cresta,
[…]
«Quell'anima anziana c' ha maggior pena»,
udii nell’aere, «è come Giuda Scarïotto,
che 'l capo ha dentro e fuor le gambe mena.
L’altra invece è la figliola del signorotto,
sempre lo foulard viola ella porta al collo:
dic’ella “Ecco”, ma ha fatto il botto!»;
[…]
Io levai li occhi e credetti vedere
Lucifero com'io l'avea lasciato,
da capostazion la paletta in sù tenere;
e s'io divenni allora travagliato,
la gente crede a quel che vede
fin a quel punto, il Bologna han sprofondato.
[…]
E se or’ sotto la verità son giunto
ch'è contraposta a quel che dice la Gran Secca
de Brave Persone, lo scroto mio s’è consunto
com’ogne tifoso che visse sanza pecca;
Menarinis che visser a le nostre spalle
ora stanno, e c’ho gusto, in fondo a la Giudecca.”
Fine. Speriamo.
Cosa pensare adesso? Bè, sperare, come sempre. Come Dante. Magari un giorno e per sempre potremo dire:
“E quindi uscimmo a riveder le stelle.”
martedì 23 novembre 2010
lunedì 22 novembre 2010
MEZZO PIENO MEZZO VOTO
Porci con le ali è un romanzo degli anni 70 in cui si parla di amori adolescenziali e abusi sessuali veri o presunti che sono il pretesto per piccole vendette e ripicche. Così anche noi in pratica l’abbiamo preso in quel posto per l’ennesima volta e se in questa storia si può onomatopeicamente parlare di porci, ben poco leali sono i protagonisti. Ne scaturisce, almeno sul breve termine, la prestazione di Napoli del Bologna F.C. che mezzo pieno Mezzo voto va a commentare.
GARICS 5 Ha fatto ritrovar coraggio a un infreddolito Maggio
PORTANOVA 5,5 L’infortunio che gli piglia è agli oggetti di famiglia
BRITOS 5 Con Cavani va in banana ma segnava anche Liliana.
RUBIN 5 Quanta acqua dappertutto ma da lui piove di brutto
KHRIN 5,5 Tutti attenti, tutti zitti che stasera gioca Gritti.
DELLA ROCCA 6 Ne han comprati cinque e poi quello buono era da noi.
EKDAL 6 Se l’orchestra è senza fiati si dirigon gli stonati.
BUSCE’ 5,5 Sia da esterno che terzino schiaccia un dolce sonnellino
GIMENEZ 5,5 Lui da solo vuol far tutto ma le gomme son da asciutto.
DI VAIO 5 Questa volta il sindacato per protesta ha scioperato
MEGGIORINI 6,5 Se c’è una notizia buona è la sua bella capocciona
MORAS s.v. Da Porcedda lui finora ha preso la sua messa in Moras
sabato 20 novembre 2010
LA FOTO DEL GIORNO
Ora grazie ad uno sconosciuto fotoreporter il tutto è svelato
giovedì 18 novembre 2010
A BOLOGNA (A tifare Bologna non ci si annoia mai)
E' l'ennesima giornata assurda e paradossale che i tifosi del Bologna affrontano come un karma da superare. Solo la capacità di conservare una buona dose di autoironia ci consentirà di apprezzare l'unico aspetto positivo di questa vicenda: A tifare Bologna non ci si annoia mai.
martedì 16 novembre 2010
TIRA MOLLA
lunedì 15 novembre 2010
MEZZO PIENO MEZZO VOTO
GARICS 5,5 Gioca spesso con timore. Dove Eder lo attacca muore.
PORTANOVA 6,5 Portan ova a colazione. Lui si sbatte. E’ zabaglione.
BRITOS 6+ Una vergine all’altare. Non si è fatto perforare.
RUBIN 7 Salva un goal così l’airone fa figura da quaglione.
PEREZ 6+ L’infortunio è un vero guaio con il rosso al Mudingaio.
EKDAL 6+ Per un attimo è sembrato che abbia pure accelerato
MUDINGAYI 5,5 Torna indietro ai propri albori quando lo cacciavan fuori.
RAMIREZ 5,5 La sua classe non si sfoga e Gastone è Paperoga
GIMENEZ 6+ Quando gioca dall’inizio mette forse più giudizio
DI VAIO 7 Un campione senza pari tromba Manuela Arcari
BUSCE’ 6+ Può esser meglio la sostanza della forma ed eleganza
KHRIN s.v. Pare che il ragazzo spunti dall’impero dei defunti
giovedì 11 novembre 2010
TIRA MOLLA
MEZZO PIENO MEZZO VOTO
GARICS 4,5 Catatonico boccheggia e Rudolf Nurejiev volteggia
PORTANOVA 6 Prova a accender la lanterna al buio della bat-caverna
BRITOS 6,5 Gianduiotti tra giandoni scambia insieme a Luca Toni
RUBIN 5 Non la faccio troppo lunga. Questa è “Rubyn” bunga bunga
RADOVANOVIC 5 Per il Genoa c’è Veloso e per lui velo pietoso.
PEREZ 6+Tra una spinta ed un calcione ha più gialli del Giappone
EKDAL 5,5 Individua col cerchietto l’obiettivo Milanetto
BUSCE’ 5,5 Era un po’ sulle ginocchia e non salta la ranocchia
MEGGIORINI 5,5 Quel che hai fatto questa sera è l’atletica leggera.
DI VAIO 5,5 E’ arrivato un po’ in ritardo alla commedia di Eduardo.
RAMIREZ 6- Panchinarlo era un’ingiuria per Bologna e la Liguria
GIMENEZ s.v. Il mister è meglio di te. In sei minuti ne fa tre.
mercoledì 10 novembre 2010
QUANDO UN SOCMEL OSCURO' UN BELIN: TRIPLETTA D'ADA'
Sono passati 8 mesi ma il miracolo di Marassi è ancora vivo e reso immortale dal tributo dialettale di Brisa.
Q
martedì 9 novembre 2010
Schizofrenia
E’ sabato, è il 6 novembre e allo stadio per il Bologna arrivano i Sapori della Taranta, cioè il Lecce.
Ma soprattutto, è sabato, è il 6 novembre, e a me arriva una sindrome schizofrenica che pare però investire anche tutta la città. Io, semplicemente, non faccio eccezione.
Non lo so spiegare, ma succede.
Fatto sta che io e Molla andiamo allo stadio, come al solito.
Guidiamo fino a dietro la Certosa e parcheggiamo nel posto cabala, che oggi serve vincere.
Molla è molto teso.
A lui i leccesi piacciono il giusto, anche se per tutto il tragitto me la mena con la storia della Tessera, mi spiega come la combattono in Salento e quanto faccia schifo quest’ultimo divieto che prevede che da Lecce possano venire solo i Tesserati e quelli che hanno comprato il biglietto prima di giovedì alle 13. Ha senso?, mi chiede. No, gli dico. E sembra mettersi buono.
Andiamo in bocciofila un attimo, e mi rendo conto che non sono l’unico ad avere una doppia personalità, oggi, la schizofrenia è una brutta bestia per tanti. Saluto Christian, per esempio, che mormora tra se’ e se’: Mah, non capisco…quelli che sono andati a contestare all’aeroporto domenica… Ma tu c’eri, gli dico. Sì, mi dice lui, abbiamo fatto bene. Eh?, dico io. Brutta gente, aggiunge. Boh, faccio io. Ha ragione, dice Molla. Vabbè. C’è da avere paura.
Saluto un po’ di altri ragazzi e i loro alter ego e mi avvio verso l’entrata. Sempre con Molla.
Sta cosa della schizofrenia comincia a darmi su i nervi, ma faccio finta di niente. Passerà.
Imbocco l’ingresso. Mi controllano biglietto, documenti, sigarette, portafoglio, albero genealogico fino alla quarta generazione, mi chiedono se mi piacciono i fiori e se voglio fare il fioraio, faccio due flessioni, mi tocco il naso stando su una gamba sola, ed entro. Molla finge indifferenza. Il problema è che sono schizofrenici anche gli steward, se ne accorgono, e gli fanno gli stessi controlli accurati. Dopo di che, passano in rassegna ogni spettatore che gradirebbe solo entrare a vedere una partita e nascono belle scenette fra gli schizofrenici in giallo, quelli in divisa o in borghese e quelli che hanno un normale biglietto in mano. Io e Molla ci limitiamo ad osservare.
Lei di dov’è?, dice uno in giallo. Di Bologna, dice il tizio. Sicuro?, dice l’agente. Aspetti che controllo, dice il tizio. Telefona. Mamma, son di Bologna?, sì sono di Bologna, me l’ha detto mia madre. Me la passi, dice il giallo. Poi la cosa si risolve.
Avanti un altro. Lei di dov’è?, dice di nuovo il giallo. What?, gli dice quello. Giovine, What lo dice poi a sua sorella, dice il poliziotto. Non passa lo straniero.
Poi intravedo uno dei miei, uno delle Molle. Lo conosco da una vita, lo aspetto. Stessa solfa davanti agli steward. Lei di dov’è? Di Lavino. Lavino, eh…e sentiamo, dove sarebbe sto Lavino? Qui vicino, ha presente Anzola? Giovine, ci prende per il culo?, dice l’agente, l’Anzola sta in Africa, non faccia lo scemo. Scusi, dice il mio amico, sono di Bo-lo-gna. Controlliamo, propone il giallo, controlliamo dice l’agente. E passano dieci minuti in cui il residente di Lavino d’Africa viene interrogato, segnalato, filmato e fotografato. Al tentativo di amniocentesi, Molla si intromette e finalmente possiamo entrare. Intanto, agli ingressi in San Luca riservati ai leccesi, tutto procede al meglio. I controlli al Carbonio 14 stabiliscono data e ora dell’acquisto del biglietto. Poche pippe, Maroni sa il fatto suo. Il problema è che il Ministro lo fa quell’altro. Che i Maroni viaggiano sempre in coppia, schizofrenia o no.
Una volta dentro, io e Molla ci rifocilliamo. Ordino due caffè e due kitkat, altra antica cabala. Col kitkat, si segna. La cassiera è un attimo perplessa, ma poi me li dà. Quanto zucchero?, chiedo a me stesso, cioè a Molla. La barista sviene.
Sui gradoni, aspettiamo che inizi con un po’ di trepidazione.
Il Bologna a Cagliari ha fatto schifo, la classifica piange. Il presidente sta facendo il suo, ma il suo omologo schizoide pare un pelo in difficoltà economica e litiga con la Menarini. Che di personalità invece ne ha una sola, a star larghissimi. Non so chi ha ragione, ma nel dubbio io e Molla aspettiamo. Ci concediamo il gusto però di godere un pelo quando Porcedda la tratta male. Sono soddisfazioni.
Oggi, bisogna fare 3 punti, dice Molla. Eh sì, dico io, ma sarà dura. Il Lecce fa cagarissimo, dice Molla, particolarmente tecnico nel pregara. Insomma, dico io, a Roma ha fatto bene. Ha fatto bene, ma poteva pigliarne cinque, dice Molla.
Potremmo continuare all’infinito, ma lo speaker legge le formazioni.
Il Lecce, rullo di tamburi, schiera Rosati, Rispoli, Gustavo, Giuliatto, Mesbah, Munari, Giacomazzi, Grossmuller, Piatti, Corvia, Di Michele.
Letti di seguito fanno impressione.
Bella squadrina. ironizza Molla. Be’, però…, dico io. Peccato che Nasturzi, Pistolazzi e Pincopallo siano squalificati…, ironizza ancora Molla, che poi mi spiega: ascolta, Rispoli faceva il Tappeto Volante che ero un cinno, Giacomazzi era alle medie con Zenoni, Grossmuller ha vinto la combinata nordica alle olimpiadi, Di Michele ha giocato l’1, e gli altri non so chi sono.
Lo odio quando fa così, quando è tanto sicuro di vincere.
Lo speaker legge gli 11 del Bologna. Viviano, Garics, Portanova, Britos, Rubin, Perez, Radovanovic, Della Rocca, Buscè, Meggiorini, Di Vaio.
Eh?, dice Molla. Eh?, dico io. Eh?, dice più o meno tutta la curva.
Della Rocca? Radovanovic? Niente Gimmy? Niente Ramirez?
Mo soccia, dice Molla. Mo soccia, dico io, Malesani deve aver litigato con se stesso. Anche lui.
Si inizia.
Il Lecce gioca come diceva Molla. Da schifo, roba parrocchiale. Il Bologna sembra esserci, solo che ha un concetto molto personale del possesso palla. La tiene, sempre. Tic, toc, tac, tic, toc, tac. Per paura che la tocchino quelli del Lecce o possa esibirsi in un rinvio il loro portiere, non tiriamo mai. La teniamo, appunto.
Mi accorgo che la schizofrenia ha colpito anche in campo. Perez ce l’ha con se stesso. E allora, sradica palloni, ma poi si pente. Meggiorini ha mandato in campo il suo amico immaginario. Radovanovic è lento e impacciato, forse sta chiacchierando con la sua mente. Socmel, Rado, dice Molla all’ennesima roba loffia del giovane serbo. Coraggio, dico io, è giovane, si farà. Si fa già, secondo me, dice Molla, ciondola che sembra un tossico. In compenso Della Rocca, quello che abbiamo fatto tutti Eh?, si crede Pirlo. E gioca come lui, benissimo.
Poi abbiamo due mezze occasioni, col Meggiorini immaginario e col Di Vaio vero, che quello non tradisce mai, della schizofrenia non gliene frega nulla. Ma il primo tempo è uno 0 a 0 di quelli che a Sky al posto degli ailait, mandano una puntata dei Puffi.
Il secondo tempo è come il primo. Solo che a un certo punto il Lecce si scorda di essere in gita e fa un’azione. Niente di che. Però…Cross. Colpo di testa. Angolato e schiacciato, cazzo.
Viviano dice a Viviano Oh, sveglia che c’è da lavorare. Viviano para. E Viviano gli dice bravo.
La partita prosegue senza sussulti. E non va bene. Io e Molla siamo tesissimi. Ma stiam lì, concentrati e speranzosi. Partono i primi fischi dagli spalti, che crescono minuto dopo minuto.
Fischiano dalla tribuna, un po’ dai distinti. Fischiano quelli che l’anno scorso applaudivano Mudy se si dava malato e i Menarini se venivano contestati.
Schizofrenici anche loro, commento. Più che altro stronzi, per come la vedo io, azzarda Molla.
Malesani parla con Malesani. Poi chiama l’Anonima Alcolisti. Poi finalmente mette dentro Ramirez, Casarini e Gimenez. Il Meggiorini immaginario esce e Di Vaio vero va a fare la prima punta. Che lui non è schizofrenico, è ubiquo e moltiplica pani e pesci e fa il compleanno a Natale, ma se gioca davanti alla porta è meglio, di solito.
Ramirez fa cose che quelli della tribuna non possono capire, ma le fa, per fortuna. Gimmy pure. Insomma, va meglio. Io e Molla ci mangiamo il kitkat, quando ci vuole ci vuole.
In un minuto il Bologna fa due kitkat. Due gol. Di Vaio e Gimenez. Partita in cassaforte, anche se gli ultimi minuti siamo in dieci perché Jeda colpisce Portanova sul naso. Peccato, Jeda non mi stava sulle balle. RIP.
Bene, l’arbitro fischia, vinta.
I 3 punti ci sono, il gioco meno. Mentre tutti festeggiano a metà campo, Gimenez va via, brontolando fitto. Non è facile spiegare a se stessi perché non si gioca. Viviano se ne accorge e manda Viviano a riprenderlo. Su, siamo amici noi quattro, dice ai due Gimenez, venite a fare festa, Gimmy si adegua, ma l’altro Gimmy esce lo stesso e va a inciuccarsi con i due Malesani.
In tribuna uno dei due Porcedda è già andato, l’altro sparge sale dietro la poltroncina della Menarini e quando la saluta si tocca le balle. Non elegantissimo, onestamente, ma io e Molla siamo troppo impegnati ad abbracciarci e a scancherare contro la tribuna.
Poi, vabbè, si torna a casa. Anche oggi è andata.
Molla mi parla ancora della Tessera e mi elenca tutte le partite vietate illiberalmente fino al 2012.
Du maron.
Poi va a dormire.
Io mi guardo gli ailait.
Mi sono sempre piaciuti, i Puffi.
Io & Molla
SOCMEL TV - Bulaggna - Lecce 2 - 0 ''AILAIT''
lunedì 8 novembre 2010
MEZZO PIENO MEZZO VOTO
Per tenere lontani i Leccesi cattivi, ai tornelli vengono cacciati tutti i tifosi stranieri. Allo stadio non rimane più nessuno, nemmeno i Portoghesi che entrano senza pagare. Ci sono però tanti Uruguagi, ma anche due di questi vengono tenuti fuori da un allenatore Veronese. Alla fine gli Uruguagi entrano e la gara cambia volto e risultato quando ormai in tribuna se ne sono già andati prima della fine i presidenti Sardi, consigliando pure alle imprenditrici dell’edilizia Bolognese di andarsene dalla tribuna essendo portatrici sane di sfiga. Ecco i voti e i giudizi di mezzo pieno mezzo voto agli unici che sono rimasti fino alla fine, i giocatori del Bologna.
GARICS 6 Quel che conta è che è contento quando sale sul Salento.
PORTANOVA 6,5+ Il suo naso soffrirà il ritorno del Jeda
BRITOS 6,5 Canto Povia ma non stecco. Corvia non ci mette il becco.
RUBIN 6 Qualche idraulico l’ha stretto e ha aggiustato il rubinetto
RADOVANOVIC 5 Ad illuminare il gioco un lampione troppo fioco.
PEREZ 6+ Servon musicisti adatti per poter suonare i piatti.
DELLA ROCCA 7+ A Stefania Della Rocca posso dire bella gnocca.
BUSCE’ 6 Con Di Vaio che ha insaccato c’è il Rosati tatuato.
MEGGIORINI 5,5 Mi ricorda René Higuita. Ho apprezzato la sua uscita.
DI VAIO 7 Dirottato tra i terzini ruba il posto a Casarini
CASARINI 6 Il ragazzo si consoli che fra un po’ finisce i ruoli.
GIMENEZ 6,5 Il suo mister che oggi plagia manda in mona all’Uruguagia
venerdì 5 novembre 2010
Socmel TV presenta VIAZADAUR cerchi di grano a Crespellano
convincerlo a condurre questo nuovo format Tv. Certo, non sarà piu' l'affabile presentatore di prima, ma il suo aiuto risulterà determinante a svelare i piu' reconditi segreti del BFC e dell'umanità
giovedì 4 novembre 2010
Hey Mister!
Il video di benvenuto di BRISA al mister Malesani.
NUOVO CINEMA CASTELDEBOLE, SALA ''A''
Per i possessori della Tessera del Tifoso in omaggio la denuncia dei redditi dei protagonisti
mercoledì 3 novembre 2010
martedì 2 novembre 2010
TIRA MOLLA
Cagliari – Bologna 2 a 0. Domenica 31 ottobre 2010.
Ho visto la partita. Partita, parola grossa. Ho visto quel che è successo a Cagliari. Sinistramente uguale a mille domeniche da tifoso rossoblu.
E si dà il caso che ho preso l’impegno, ogni settimana, di scrivere un racconto sul Bologna, su questo blog. Allora, visto che a me della notte di Halloween frega proprio poco, eccomi qui.
Solo, stavolta è proprio dura. Scrivere, commentare, magari fare ironia sul niente è uno sforzo mica facile. Di getto di idee me ne vengono anche un bel po’, alla rinfusa, legate a questi giorni autunnali, riferite a quanto letto sui giornali, pescate nella mia memoria di povero cinemadipendente.
E allora le butto giù, sparse su foglietti di note o pagine di Word bianche.
Prima idea: Dolcetto o Scherzetto? Hm. Potrebbe funzionare. Ma anche no. Abbiamo finito caramelle e cioccolatini. E ci è rimasto solo lo scherzetto. Del cazzo, per giunta, signori cari.
Seconda idea: La Notte delle Streghe. Oppure, sottoidea, Zucche Vuote. Troppo catastrofico forse. Potrei tentare un fine parallelismo fra la notte in cui Porcedda prese il Bologna, cavandoci dai maroni, almeno in parte, i Menarini, e Halloween. Dalla speranza di allora, alla disperazione di oggi. Dalla notte delle seghe, a quella delle streghe, appunto. Ma no, che poi vado sul volgare e me lo segano.
Terza idea: La Festa dei Morti. Un po’ in anticipo, ma come morti, in campo, in effetti…scontato, lasciamo stare.
Quarta idea: Poteva anche Piovere. Citazione. Abusata. Non va bene.
Quinta idea: Porcedda non paga. Oppure paga solo se riesce a vendere gli immobili di sua proprietà. Ma non mi pare bello augurarsi che vengano venduti di botto 10 o 12 giocatori. Niente. A monte.
Sesta idea: mi trilla il cellulare. Darioz mi suggerisce Ghostbuster. Sì, forse… Di fantasmi ne ho visti, Garics e Cherubin sono due perfetti Guardiani di porta e Mastri di Chiavi. Solo, mi manca Sigurnì Uiver…a chi la faccio fare?
Settima idea: Il Nostro Campionato Inizia Oggi. Citazione, ancora. Per altro non nuovissima. La dice, da circa 30 anni, ogni allenatore del Bologna dopo un periodo grigio. Per rilanciare. Per ripartire alla grande. Per dare la carica. L’ha detto anche Malesani. A Cagliari. Sarà mica che porti sfiga? E perché se scrivo Malesani, il correttore automatico mi mette Malsani? Un caso? Oppure Word ha un simpatico sottoprogramma, molto ironico e competente in materia di calcio?
Bah.
Proprio dura. In questi casi, quando di idee ne hai tante, ma nessuna ti sconfinfera del tutto, è saggio cancellare tutto. Fare piazza pulita e mettere la mente in bianco. Chiudere gli occhi un attimo, immaginare…e…ecco che arriva, un’altra idea. Una storiella. Mica troppo centrata sul Bologna di Cagliari, ma potrebbe funzionare.
Andrà bene? Bè, intanto provo a raccontarvela. Si chiama Truman Show. Ennesima citazione.
Truman Show, dunque.
Il signor Gino non ha una vita particolarmente bella. E nemmeno particolarmente brutta.
Normale, come si dice. Normale, la crede lui.
Il signor Gino ha un lavoro che lo fa campare. Normale anche il lavoro. E normale è la casa in cui vive, il signor Gino, non una reggia, non una stalla.
Normale sembra essere il massimo, per quelli come il signor Gino.
Tutto fila liscio, per quelli come lui. Giornate piuttosto piatte e uguali. Normali. Non c’è niente di male, dopo tutto.
Ma anche le vite piatte e uguali, le vite normali, hanno bisogno di qualcosa che dia la carica. Di qualcosa che faccia battere un po’ il cuore. E il signor Gino, quel qualcosa, l’ha trovato. E’ una passione sportiva.
Che prende corpo la domenica, di solito.
La domenica infatti, per il signor Gino, c’è il Bologna. Tifa rossoblu da sempre, da trenta e rotti anni, il signor Gino. Da quando andò allo stadio per la prima volta da bambino. Faceva caldo, c’era Savoldi, c’era una Curva che sembrava un carnevale di luci, fumo e colori. E c’era una squadra con tante vittorie ancora fresche, che giocava a calcio bene e con orgoglio, che aveva un blasone. Che il signor Gino, all’epoca, mica lo sapeva cos’era, il blasone. Ma nel suo album delle figurine, sotto allo stemma del Bologna c’era una sfilza di scudetti, di coppe, c’era scritto che solo il Bologna e altre 3 squadre non erano mai andate in B. E sta cosa, al signor Gino, da piccolo, sembrava che col blasone c’entrasse molto. Ne era fiero.
Da quella prima volta, quella del Bologna con Savoldi, il sole, la curva in festa, gli scudetti e il blasone, il signor Gino non si è perso più una partita.
Il Bologna è quella cosa non normale che rende migliore la sua vita normale. Il rosso e il blu che danno colore al suo grigio.
Il blasone che da piccolo aveva solo intuito, il signor Gino l’ha capito bene con gli anni.
Vedendolo appassire, sbiadire, fin quasi a sparire.
Funziona così, si dice, le cose importanti le capisci quando non le hai più. E forse anche per il blasone del Bologna vale lo stesso: più si allontanano i ricordi delle gioie, più i trionfi diventano vecchi, più la storia si riempie di polvere e delusioni, più ci si rende conto di quanto sia importante. E si finisce, come per il signor Gino, per innamorarsi ogni giorno di più di quel Bologna ogni volta più disgraziato e lontano dai fasti d’un tempo. Un cigno diventato brutto anatroccolo, una favola al contrario, il Bologna del signor Gino. Ma il signor Gino a quel brutto anatroccolo vuole bene come a un figlio. E a un figlio si perdona tutto. Si crede che possa ridiventare cigno, un giorno.
Per quello, il signor Gino ogni volta che il Bologna gioca è presente allo stadio. Per quello non si perde una partita. Per quello butta giù da anni magoni come fossero grappini. Fanno Bum, in fondo allo stomaco, fanno luccicare gli occhi, fanno perdere la testa, a volte. Ma danno calore.
I “grappini” che si è bevuto il signor Gino in questi trent’anni abbondanti di Bologna, i magoni, sono, sommariamente, a memoria, sintetizzati per stagioni sennò vien notte:
· prima retrocessione storica del Bologna. Ad Ascoli. Nell’82, 2 a 1 per loro e il Bologna va giù per la prima volta nella vita. Una legnata, una roba che non pare nemmeno vera a chi ha più anni di Gino, inconcepibile.
· anno dopo, stessa storia, ancora giù, in C. Il Bologna in terza serie, roba da ribaltare il mondo dal proprio asse. Il presidente Fabbretti in galera.
· qualche anno di terrificante noia dopo la risalita in B, primo fra tutti quello dell’85, quando il Bologna si salva alla penultima vincendo a Varese. E segnando il secondo gol in trasferta di tutto il campionato. Cioè, per capirci, il signor Gino quell’anno, su 19 trasferte di B, ha esultato 2 volte per una rete. Due. C’è chi impazzirebbe.
· nuova retrocessione in B del 91. Da ultimi, vincendo tipo 4 partite in un anno. L’anno dopo la qualificazione in Uefa, solo 3 anni dopo aver pensato di poter tornare grandi con Maifredi e Corioni.
· due anni dopo, di nuovo in C. Bologna fallito. Il Bologna di Gnudi, per intenderci, quello di Casillo. E in mezzo anche una trattativa di mesi per cedere le quote a Gunther. Un cane. Non è uno scherzo, il Bologna lo doveva comprare lui, un pastore tedesco. Ma ricco. Un ereditiero a pelo lungo. E forse nemmeno peggio di certi giocatori che il signor Gino ha visto in campo.
· nel 93/94, un anno di C, senza risalire. Comincia lì, l’incubo Chievo, uno dei peggiori per il signor Gino, un quartiere di Verona che va in B, davanti al Bologna. E ai playoff, il Bologna esce con la Spal. E con un certo arbitro Farina.
· qualche anno di gioie, con la serie A riconquistata, campioni come Baggio e Signori, belle soddisfazioni. Ma sempre e inesorabilmente senza vincere nulla. Con delusioni cocenti come le semifinali di Coppa Uefa e Coppa Italia del 99, rubate. Il sogno che si infrange all’alba.
· il 2002, l’anno dei record. L’anno in cui il Bologna va come un treno. E all’ultima giornata passa in 90 minuti dalla Champions all’Intertoto perdendo a Brescia.
· il 2005. Terza retrocessione in serie B. Ancora. Stavolta dopo un agghiacciante spareggio.
· dopo, 3 anni di B. Si scopre che il Bologna sta fallendo di nuovo. E soprattutto Calciopoli. Il marcio del calcio viene a galla. Si preannuncia una svolta epocale, punizioni esemplari per i colpevoli, singoli e club che hanno gestito i propri tornaconti in maniera mafiosa. Risultato: il Bologna è l’unica squadra tra le innocenti a non beneficiare di nulla, anzi a essere beffato, visto che nel suo campionato, la B, viene messa la Juve che quel campionato lo deve vincere per diritto divino. Per il resto, le punizioni inflitte ai colpevoli sono come un Ave Maria e due Padre Nostro imposti a un pluriomicida.
· si arriva ai giorni nostri. Il Bologna è tornato in A. E ci è rimasto 2 anni non si sa come. O forse sì. Giocando peggio di tutti, perdendo quasi sempre. Ma con parecchia fortuna e qualche coincidenza astrale a saldo di anni di tragedie, in A ci è rimasto. Senza mai giocare a calcio.
E tutto questo, per non citare presidenti, direttori sportivi, allenatori, giocatori che costituiscono un bestiario clamoroso, nella memoria del signor Gino. Una roba per stomaci fortissimi.
Una presa per il culo lunga una vita, dunque. Un amore, quello del signor Gino, ricambiato poco. O niente. E con la beffa di essere erede di un passato di gioie non vissute direttamente. Ascoltate, lette. Sognate.
Oggi è il 31 ottobre 2010. Il signor Gino è a Cagliari. Dove gioca il Bologna. Come sempre. Quest’estate il signor Gino ha creduto che, forse e finalmente, qualcosa sarebbe cambiato. Il Bologna aveva svoltato. Pareva. Società nuova, mister nuovo, giocatori nuovi. Giovani, progetto, promesse. C’era di che essere felici.
Forse non sarebbero tornati i tempi belli che gli raccontava suo padre, ma insomma, un pelo di squallore in meno, qualche domenica di felicità probabilmente sarebbe arrivata.
In questa fine ottobre la realtà è un filino meno entusiasmante delle premesse estive. Il Bologna è infognato nei bassi fondi della classifica, così, tanto per ribadire, di calcio divertente solo qualche ombra ogni tanto, e lo spettro che la società non se la passi bene ad agitarsi sullo sfondo, a evocare gli incubi peggiori.
Ma il signor Gino spera ancora. Ci crede. Gli serve come l’ossigeno. E smettere di crederci non cambierebbe nulla. Tanto vale provarci. Ancora, come sempre.
Il Bologna se la caverà. E poi, fino ad oggi, quest’anno, ha avuto solo partite difficili. L’ha detto anche il mister. Il vero campionato comincia oggi. A Cagliari.
Il signor Gino entra allo stadio di Cagliari con questi pensieri. Con la speranza della svolta al centro del petto, come al solito.
Lo stadio è quasi vuoto, tira vento, il Cagliari è ultimo. Sta a vedere che stavolta…
Poi le squadre entrano in campo e la partita può iniziare. Il Bologna gioca in bianco. E cromaticamente fedele alla maglia che porta, va in bianco anche nel gioco. Il signor Gino non ama le statistiche. Ma non serve un Nobel per non poter contare due passaggi in fila. Non serve un genio per accorgersi che gioca solo il Cagliari. Che il Bologna sta facendo la stessa partita, identica, quella che fa da trenta e rotti anni. Quella in cui non gioca. Aspetta che gli altri facciano gol e l’arbitro fischi la fine. Tre decenni di giocatori che salgono su un aereo, prendono un pullman, entrano in uno stadio solo per potersi fare una doccia calda attorno alle 5 della sera. E’ questo il film uguale a se stesso che il signor Gino si sciroppa anche oggi. Come l’anno scorso, come l’anno prima, come 20 anni fa, come a Palermo. E’ stanco, il signor Gino. Molto stanco.
Il Bologna perde 2 a 0, ma il risultato è incidentale. Poteva essere 2 a 1, 10 a 2. Il signor Gino guarda il cellulare. Se avesse qualcuno da chiamare, lo farebbe. Se avesse qualcuno a cui chiedere perché, lo farebbe. Se avesse qualcosa con cui spiegare l’ennesimo viaggio umiliante, lo cercherebbe.
Nulla. Solo nulla. E’ normale anche questo. Forse.
Il signor Gino si avvia verso l’uscita, verso il traghetto che lo riporterà a Bologna. Almeno domani è festa, aveva pensato. Il primo novembre. Ci vado in nave, a Cagliari, che tanto il lunedì mi riposo. Recupero.
Poi, accade l’anomalia. Il fotogramma diverso nella pellicola monotona. L’ingranaggio che si inceppa. Capita.
Un boato.
Il rumore fortissimo di qualcosa che piomba giù dal cielo e si disintegra al suolo.
Il signor Gino si gira di scatto. Nel parcheggio dello stadio di Cagliari c’è un faro. E’ sbriciolato, a terra. Piovuto dall’alto, a pochi metri da lui. Ci sono frammenti di vetro ovunque. Il signor Gino guarda i fari dello stadio. Sono tutti al loro posto, quello per terra non si è staccato da lì. Quello che ora è al centro del parcheggio dev’essere piovuto dal cielo. Da un punto indefinito del grigio che sta sopra la testa del signor Gino. Gli inservienti dello stadio si prodigano a ripulire il parcheggio. Gli altri tifosi si frappongono tra il signor Gino e il faro caduto dal cielo. La polizia spinge il signor Gino verso il porto, gli fa fretta. Molta fretta. Inspiegabile fretta. Sembra che il pensiero di tutti sia portare via di lì il signor Gino prima possibile. Lontano dal faro. Dallo stadio. Dall’ennesima partita schifosa del Bologna.
Viene fatto imbarcare sulla nave coi privilegi di un politico. Immediatamente. Il signor Gino non ci capisce nulla. Il suo mesto tran-tran, il Bologna squallido e sconfitto, quelle sono bestie che lo mangiano dentro, lentamente, ci è abituato, non lo turbano. Questa specie di apocalisse personale invece non può spiegarsela. Lo sa divorando con canini di ansia alla giugulare.
Il traghetto salpa veloce. A bordo ci sono solo il signor Gino e l’equipaggio. Comincia a piovere intanto. Forte. Sempre più forte.
Il signor Gino resta sul ponte. In fondo alle retine il gol di Nenè, il faro precipitato e quel pandemonio scatenato per riportarlo verso casa. Un fulmine imbianca il cielo. Un cielo strano. Quasi finto.
E al signor Gino, per la prima volta nella vita, nella sua vita normale, nasce un dubbio, un leggero, sinuoso, malefico dubbio. Allora armeggia nella cassetta degli attrezzi che gli sta davanti sul ponte, toglie giubbotti e salvagenti, fruga ancora. E afferra la pistola di segnalazione lanciarazzi. Poi si avvia, sale le scale con calma, lo sguardo fisso davanti a se’, deciso. Apre lentamente la porta dell’ultima sala, in cima alla nave. Il comandante lo vede e gli va incontro. Il timoniere fa una faccia stupita. Un altro marinaio butta lontana una cosa che somiglia molto a una telecamera. Il signor Gino alza la pistola. La punta in faccia al comandante. Ordina di cambiare rotta. Se non lo fanno, spara. Se provano a fermarlo, spara. Se muovono un solo muscolo, spara.
La tempesta cresce. Il signor Gino si puntella contro una parete. La lanciarazzi sempre puntata verso i marinai.
Il timoniere prova a dire che con quel tempo è saggio fermare i motori, tornare verso Cagliari. Non si può andare avanti verso il nulla. Il razzo che frantuma il vetro della sala conferma le promesse del signor Gino. Si va avanti. Fino in fondo. Stavolta.
Già, in fondo.
In fondo alla tempesta, in fondo al mare buio, in fondo alla trasferta di Cagliari, il signor Gino ci arriva. In fondo alla sua vita normale.
Un impatto violento. La nave si scuote tutta, stride ferraglia, sbatte, rincula, poi comincia a piegarsi di lato.
Il signor Gino torna sul ponte. Lascia cadere la pistola.
La prua della nave è conficcata contro un muro. Un muro spesso e colore del cielo. Contro la fine del mondo. Del mondo del signor Gino.
Un riflettore potentissimo si accende lassù in alto, è uguale a quello caduto fuori dallo stadio, proietta una luce intensa sul signor Gino, fermo sul ponte come un ballerino al centro di un palco.
· Ora, qualcosa me la spiegate…- dice il signor Gino. Lo dice urlando, lui che non urla mai.
Una voce fuori campo, oltre il cielo, oltre il muro, riempie come un dio onnipotente la scena.
· Gino, non fare così. Non te la prendere. Non rovinare tutto…ti vogliamo tutti bene, qui…-
· Tutti chi?-
· Tutti. Noi.- dice la Voce.
· Quelli che mi prendono per il culo da più di trent’anni? Quelli che mi stanno facendo vivere un enorme messa in scena? Quelli che mi hanno riempito ogni domenica di merda? Quelli che hanno messo in piedi tutto sto reality show?-
· Noi. Quelli che ti abbiamo visto nascere, crescere, appassionarti al Bologna. Quelli che ti hanno fatto vivere ed essere il protagonista, di questo show.-
· Quindi, tutto finto? Centinaia di partite perse solo per me? Campionati orribili, retrocessioni…tutto finto, tutto simulato?-
· E’ un esperimento, Gino caro. E tu sei il centro di tutto. Dovresti esserne fiero. Il mondo un giorno ti ringrazierà…-
· Un esperimento?-
· Hm…sì. Vedi…ci siamo sempre chiesti…quante mazzate può sopportare un uomo, sportivamente parlando? Quante delusioni può mandare giù? Fino a che punto può tollerare?…E allora, sai, un po’ in questi anni ci siamo dati a fare…di prove te ne abbiamo fatte passare un bel numero, lo ammetto…Ma tu, tu sei fortissimo, Gino. Non puoi fare finire questa cosa…lo sappiamo che ti piace, non puoi farne a meno…Sei bravissimo, una roccia.-
· E i presidenti, le squadre, gli allenatori, in questi anni…-
· Attori. Bravi però. C’ho qui anche il cane Gunther. Adesso fa Rex.-
· E Moggi?-
· Un attore. Aveva una compagnia sperimentale di teatro. A Rebibbia. E’ piuttosto capace…-
· E Menarini?-
· Attori anche loro. La figlia è intelligentissima nella realtà. Il padre è un volontario di Emergency, nella vita reale…-
· Quindi anche oggi a Cagliari…-
· Bè, sì. Hai visto che gol che han fatto? Ti pare una difesa vera, quella? Cherubin è un elettricista di Mogliano, Britos fa il tappezziere a Montevideo…sapessi quanto ci costa in voli aerei ogni settimana...-
· E Pieri? E Fabbretti? E Casillo, Gazzoni?-
· Attori…dai, Gino, l’hai capito, su…-
· Anche Zenoni?-
· No, quello era un ex-calciatore e…-
· Eh, l’avevo capito, infatti…-
· Dai, Gino. Torna sotto coperta, che prendi un malanno. Dormici su. Non far finire tutto sul più bello…-
· Hm. Sul più bello? Perché, cosa prevede il copione, ora?-
· Mah, sai…pensavamo al fallimento, con Porcedda, sai il remake piace sempre al pubblico…a qualche penalizzazione intanto, così, per vedere che effetto ti faceva…un po’ di Interregionale l’anno prossimo…-
· Ah. Bè, sapete che c’è? Andate a fanculo. Esco di scena. E qui dentro ci mettete qualcun altro. Provate con un gobbo, fanculo, fanculo, fanculo…-
· I gobbi? No quelli sono già scritturati, fan parte di un altro spettacolo. Va in onda di notte, dopo il Consorzio Nettuno, Casi Umani, si intitola. Cerchiamo di dare un po’ di gioia ai diversamente abili e…-
· Vabbè, io comunque, me ne vado. Dove si esce?-
· Sicuro? Ripensaci, Gino. Ri-pen-sa-ci. Avrei anche una proposta da farti…-
· Sentiamola.-
· Te la dico in un orecchio.-
La Voce e il signor Gino parlano piano, l’audio sfuma.
Gli spettatori dello show “Il Tifoso più sfigato del mondo” assistono col fiato sospeso. Senza poter capire, gli occhi incollati allo schermo. Lo share è alle stelle. Un successo planetario senza precedenti.
· Ok.- dice Gino alla fine – Ora, riportatemi a casa. Che se sabato battiamo il Lecce…-
Spengo la tv.
Onore a te. Signor Gino. Ti voglio bene.
E se domenica battiamo il Lecce…
Molla
lunedì 1 novembre 2010
MEZZO PIENO MEZZO VOTO
GARICS 5,5 A tutta birra lo si aspetta ma è un terzino ichnusa e getta.
PORTANOVA 5,5 Dentro l’area troppo spesso gioca a uomo su se stesso
BRITOS 5+ Chiude sempre molto attento però prende a calci il vento
CHERUBIN 5 Brutta la sua diagonale e pure peggio in verticale
BUSCE’ 5,5 Quella fascia che lui mastica oramai è una fascia elastica.
RADOVANOVIC 5,5 Aggredisce come un lampo. Ecco la moviola in campo.
MUDINGAYI 5 Io di Belga, se piantata, preferisco l’insalata
PEREZ 6 Gli Uruguagi sopraffini non son poi tanto Biondini
PAPONI 6- Il mister vuole un gollettino poi gli fa fare il terzino
DI VAIO 5 Cerasarda è sulla maglia se è sui piedi poi si sbaglia
GIMENEZ 6- Il suo gioco incasinato andrebbe sottotitolato
MEGGIORINI s.v. Vanno in campo gli attaccanti e ci attacchiamo tutti quanti
MALESANI 4,5 Sotto l’ombra dei nuraghe con la cacca nelle braghe