TIRA MOLLA
Schizofrenia
E’ sabato, è il 6 novembre e allo stadio per il Bologna arrivano i Sapori della Taranta, cioè il Lecce.
Ma soprattutto, è sabato, è il 6 novembre, e a me arriva una sindrome schizofrenica che pare però investire anche tutta la città. Io, semplicemente, non faccio eccezione.
Non lo so spiegare, ma succede.
Fatto sta che io e Molla andiamo allo stadio, come al solito.
Guidiamo fino a dietro la Certosa e parcheggiamo nel posto cabala, che oggi serve vincere.
Molla è molto teso.
A lui i leccesi piacciono il giusto, anche se per tutto il tragitto me la mena con la storia della Tessera, mi spiega come la combattono in Salento e quanto faccia schifo quest’ultimo divieto che prevede che da Lecce possano venire solo i Tesserati e quelli che hanno comprato il biglietto prima di giovedì alle 13. Ha senso?, mi chiede. No, gli dico. E sembra mettersi buono.
Andiamo in bocciofila un attimo, e mi rendo conto che non sono l’unico ad avere una doppia personalità, oggi, la schizofrenia è una brutta bestia per tanti. Saluto Christian, per esempio, che mormora tra se’ e se’: Mah, non capisco…quelli che sono andati a contestare all’aeroporto domenica… Ma tu c’eri, gli dico. Sì, mi dice lui, abbiamo fatto bene. Eh?, dico io. Brutta gente, aggiunge. Boh, faccio io. Ha ragione, dice Molla. Vabbè. C’è da avere paura.
Saluto un po’ di altri ragazzi e i loro alter ego e mi avvio verso l’entrata. Sempre con Molla.
Sta cosa della schizofrenia comincia a darmi su i nervi, ma faccio finta di niente. Passerà.
Imbocco l’ingresso. Mi controllano biglietto, documenti, sigarette, portafoglio, albero genealogico fino alla quarta generazione, mi chiedono se mi piacciono i fiori e se voglio fare il fioraio, faccio due flessioni, mi tocco il naso stando su una gamba sola, ed entro. Molla finge indifferenza. Il problema è che sono schizofrenici anche gli steward, se ne accorgono, e gli fanno gli stessi controlli accurati. Dopo di che, passano in rassegna ogni spettatore che gradirebbe solo entrare a vedere una partita e nascono belle scenette fra gli schizofrenici in giallo, quelli in divisa o in borghese e quelli che hanno un normale biglietto in mano. Io e Molla ci limitiamo ad osservare.
Lei di dov’è?, dice uno in giallo. Di Bologna, dice il tizio. Sicuro?, dice l’agente. Aspetti che controllo, dice il tizio. Telefona. Mamma, son di Bologna?, sì sono di Bologna, me l’ha detto mia madre. Me la passi, dice il giallo. Poi la cosa si risolve.
Avanti un altro. Lei di dov’è?, dice di nuovo il giallo. What?, gli dice quello. Giovine, What lo dice poi a sua sorella, dice il poliziotto. Non passa lo straniero.
Poi intravedo uno dei miei, uno delle Molle. Lo conosco da una vita, lo aspetto. Stessa solfa davanti agli steward. Lei di dov’è? Di Lavino. Lavino, eh…e sentiamo, dove sarebbe sto Lavino? Qui vicino, ha presente Anzola? Giovine, ci prende per il culo?, dice l’agente, l’Anzola sta in Africa, non faccia lo scemo. Scusi, dice il mio amico, sono di Bo-lo-gna. Controlliamo, propone il giallo, controlliamo dice l’agente. E passano dieci minuti in cui il residente di Lavino d’Africa viene interrogato, segnalato, filmato e fotografato. Al tentativo di amniocentesi, Molla si intromette e finalmente possiamo entrare. Intanto, agli ingressi in San Luca riservati ai leccesi, tutto procede al meglio. I controlli al Carbonio 14 stabiliscono data e ora dell’acquisto del biglietto. Poche pippe, Maroni sa il fatto suo. Il problema è che il Ministro lo fa quell’altro. Che i Maroni viaggiano sempre in coppia, schizofrenia o no.
Una volta dentro, io e Molla ci rifocilliamo. Ordino due caffè e due kitkat, altra antica cabala. Col kitkat, si segna. La cassiera è un attimo perplessa, ma poi me li dà. Quanto zucchero?, chiedo a me stesso, cioè a Molla. La barista sviene.
Sui gradoni, aspettiamo che inizi con un po’ di trepidazione.
Il Bologna a Cagliari ha fatto schifo, la classifica piange. Il presidente sta facendo il suo, ma il suo omologo schizoide pare un pelo in difficoltà economica e litiga con la Menarini. Che di personalità invece ne ha una sola, a star larghissimi. Non so chi ha ragione, ma nel dubbio io e Molla aspettiamo. Ci concediamo il gusto però di godere un pelo quando Porcedda la tratta male. Sono soddisfazioni.
Oggi, bisogna fare 3 punti, dice Molla. Eh sì, dico io, ma sarà dura. Il Lecce fa cagarissimo, dice Molla, particolarmente tecnico nel pregara. Insomma, dico io, a Roma ha fatto bene. Ha fatto bene, ma poteva pigliarne cinque, dice Molla.
Potremmo continuare all’infinito, ma lo speaker legge le formazioni.
Il Lecce, rullo di tamburi, schiera Rosati, Rispoli, Gustavo, Giuliatto, Mesbah, Munari, Giacomazzi, Grossmuller, Piatti, Corvia, Di Michele.
Letti di seguito fanno impressione.
Bella squadrina. ironizza Molla. Be’, però…, dico io. Peccato che Nasturzi, Pistolazzi e Pincopallo siano squalificati…, ironizza ancora Molla, che poi mi spiega: ascolta, Rispoli faceva il Tappeto Volante che ero un cinno, Giacomazzi era alle medie con Zenoni, Grossmuller ha vinto la combinata nordica alle olimpiadi, Di Michele ha giocato l’1, e gli altri non so chi sono.
Lo odio quando fa così, quando è tanto sicuro di vincere.
Lo speaker legge gli 11 del Bologna. Viviano, Garics, Portanova, Britos, Rubin, Perez, Radovanovic, Della Rocca, Buscè, Meggiorini, Di Vaio.
Eh?, dice Molla. Eh?, dico io. Eh?, dice più o meno tutta la curva.
Della Rocca? Radovanovic? Niente Gimmy? Niente Ramirez?
Mo soccia, dice Molla. Mo soccia, dico io, Malesani deve aver litigato con se stesso. Anche lui.
Si inizia.
Il Lecce gioca come diceva Molla. Da schifo, roba parrocchiale. Il Bologna sembra esserci, solo che ha un concetto molto personale del possesso palla. La tiene, sempre. Tic, toc, tac, tic, toc, tac. Per paura che la tocchino quelli del Lecce o possa esibirsi in un rinvio il loro portiere, non tiriamo mai. La teniamo, appunto.
Mi accorgo che la schizofrenia ha colpito anche in campo. Perez ce l’ha con se stesso. E allora, sradica palloni, ma poi si pente. Meggiorini ha mandato in campo il suo amico immaginario. Radovanovic è lento e impacciato, forse sta chiacchierando con la sua mente. Socmel, Rado, dice Molla all’ennesima roba loffia del giovane serbo. Coraggio, dico io, è giovane, si farà. Si fa già, secondo me, dice Molla, ciondola che sembra un tossico. In compenso Della Rocca, quello che abbiamo fatto tutti Eh?, si crede Pirlo. E gioca come lui, benissimo.
Poi abbiamo due mezze occasioni, col Meggiorini immaginario e col Di Vaio vero, che quello non tradisce mai, della schizofrenia non gliene frega nulla. Ma il primo tempo è uno 0 a 0 di quelli che a Sky al posto degli ailait, mandano una puntata dei Puffi.
Il secondo tempo è come il primo. Solo che a un certo punto il Lecce si scorda di essere in gita e fa un’azione. Niente di che. Però…Cross. Colpo di testa. Angolato e schiacciato, cazzo.
Viviano dice a Viviano Oh, sveglia che c’è da lavorare. Viviano para. E Viviano gli dice bravo.
La partita prosegue senza sussulti. E non va bene. Io e Molla siamo tesissimi. Ma stiam lì, concentrati e speranzosi. Partono i primi fischi dagli spalti, che crescono minuto dopo minuto.
Fischiano dalla tribuna, un po’ dai distinti. Fischiano quelli che l’anno scorso applaudivano Mudy se si dava malato e i Menarini se venivano contestati.
Schizofrenici anche loro, commento. Più che altro stronzi, per come la vedo io, azzarda Molla.
Malesani parla con Malesani. Poi chiama l’Anonima Alcolisti. Poi finalmente mette dentro Ramirez, Casarini e Gimenez. Il Meggiorini immaginario esce e Di Vaio vero va a fare la prima punta. Che lui non è schizofrenico, è ubiquo e moltiplica pani e pesci e fa il compleanno a Natale, ma se gioca davanti alla porta è meglio, di solito.
Ramirez fa cose che quelli della tribuna non possono capire, ma le fa, per fortuna. Gimmy pure. Insomma, va meglio. Io e Molla ci mangiamo il kitkat, quando ci vuole ci vuole.
In un minuto il Bologna fa due kitkat. Due gol. Di Vaio e Gimenez. Partita in cassaforte, anche se gli ultimi minuti siamo in dieci perché Jeda colpisce Portanova sul naso. Peccato, Jeda non mi stava sulle balle. RIP.
Bene, l’arbitro fischia, vinta.
I 3 punti ci sono, il gioco meno. Mentre tutti festeggiano a metà campo, Gimenez va via, brontolando fitto. Non è facile spiegare a se stessi perché non si gioca. Viviano se ne accorge e manda Viviano a riprenderlo. Su, siamo amici noi quattro, dice ai due Gimenez, venite a fare festa, Gimmy si adegua, ma l’altro Gimmy esce lo stesso e va a inciuccarsi con i due Malesani.
In tribuna uno dei due Porcedda è già andato, l’altro sparge sale dietro la poltroncina della Menarini e quando la saluta si tocca le balle. Non elegantissimo, onestamente, ma io e Molla siamo troppo impegnati ad abbracciarci e a scancherare contro la tribuna.
Poi, vabbè, si torna a casa. Anche oggi è andata.
Molla mi parla ancora della Tessera e mi elenca tutte le partite vietate illiberalmente fino al 2012.
Du maron.
Poi va a dormire.
Io mi guardo gli ailait.
Mi sono sempre piaciuti, i Puffi.
Io & Molla
IL BLOG
Questo Blog ha lo scopo di cercare di fare ridere (o almeno sorridere) in un campo, quello del calcio Bolognese, ormai troppo serioso e di riportarvici un po' di satira e di autoironia tipiche della tradizione di quella Bolognesità ormai assopita.
È un mezzo per esprimere la propria creatività ed è aperto a tutti quelli che ne vorranno fare parte. Basta avere due credenziali:
- tifare Bologna
- sapere fare ridere.
Quindi non ve ne abbiate, cari calciatori, dirigenti, giornalisti (del Bologna, ma anche Avversari) se ogni tanto Vi prendiamo in giro.
Se non ci fate sorridere lasciate almeno che ci proviamo noi!!
FORZA BOLOGNA SEMPRE!!!
martedì 9 novembre 2010
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Secondo il mio punto di vista dovresti farne un libro e fidati che ci si frantuma dalle risate....
RispondiEliminaComplimenti Mauro di Bologna