IL BLOG

Questo Blog ha lo scopo di cercare di fare ridere (o almeno sorridere) in un campo, quello del calcio Bolognese, ormai troppo serioso e di riportarvici un po' di satira e di autoironia tipiche della tradizione di quella Bolognesità ormai assopita.

È un mezzo per esprimere la propria creatività ed è aperto a tutti quelli che ne vorranno fare parte. Basta avere due credenziali:
- tifare Bologna
- sapere fare ridere.

Quindi non ve ne abbiate, cari calciatori, dirigenti, giornalisti (del Bologna, ma anche Avversari) se ogni tanto Vi prendiamo in giro.

Se non ci fate sorridere lasciate almeno che ci proviamo noi!!

FORZA BOLOGNA SEMPRE!!!

lunedì 31 gennaio 2011

Socmel Sport 24

News,ma soprattutto freddure sul BFC in stile Sky sport 24

giovedì 27 gennaio 2011

STRATOSF-ERIK SCENES (le scene cinematografiche come avrebbero dovuto essere in realtà)

BLADE RUNNER
Replicanti Rossoblù corrono sul filo del rasoio ma si arrendono all'evidenza


TIRA MOLLA

EiacuLazio

Lo so, che è una citazione. Un vecchio due aste dei laziali.
Ma non trovavo un titolo migliore. O più consono. Quindi mi tengo questo, va mo’ là.
Visto che coi laziali abbiamo appena giocato.
Oh, lo dico prima. Il pezzo è lungo e oggi mi tolgo qualche proverbiale sassolino dall’altrettanto proverbiale scarpa. Portate pazienza.

Inizio dalla fine. Insomma, quasi. Dalla partita, l’ultima partita.
Bologna-Lazio. 3 a 1.
Fa freschino, allo stadio. O meglio, fa freschino, sotto lo stadio. Sui gradoni della curva il sole riscalda e batte secco sugli occhi. Ma sotto, nel tunnel che circonda la curva, lì dove c’è il bar, per intenderci, la temperatura crolla, va giù sparata come un clavadista di Acapulco. E c’è questo gran bell’effetto sauna, che uno se ne sta sereno al suo posto, si gusta il prepartita nel tepore del primo pomeriggio, magari suda pure un pochetto, poi gli vien voglia di un caffè, parte, imbocca l’uscita.
E rimane lì.
Bloccato.
Un fermo immagine tra luce e ombra, sulla schiena 20 gradi, in faccia l’Antartide.
Sta partita la sentiamo tutti. Noi sugli spalti, i ragazzi in campo. Troppo significa, Bologna-Lazio, da aprile scorso. Dal famoso Baraldigate. Le squadre entrano in campo. Si comincia. E penso che sarebbe bellissimo oggi, vincere. Cioè, lo è sempre. Ma oggi di più. Sarebbe un bel segnale.
Infatti.
Pronti via, gol della Lazio. Lo fa Floccari. E qui sono contentissimo. Contentissimo di vivere a Bologna.
Perché a Bologna succedono strane cose, nel calcio. Una di queste strane cose, sono i Giocatori Maledetti, quelli che al Bologna fanno gol sempre. Ma sempre. In qualsiasi squadra giochino, quando vedono il rossoblu vanno come schegge e segnano. Maggio, per esempio, che ci fa gol adesso con la maglia del Napoli, come quando giocava nella Samp. Oppure il Maledetto per eccellenza: Ganz. Una punta rapida e antipatica, uno che di gol ne ha fatti in carriera, ma non è mai stato il superbomber, un campione. Ebbene, Ganz, quando giocava, quando giocava contro di noi, ci faceva gol con una continuità impressionante. In tutti i modi. Anche di faccia, una volta, in un Bologna-Fiorentina, 3 a 2.
Ecco, oggi come oggi, il Giocatore Maledetto ancora in attività più prolifico contro il Bologna è Sculli. Uno simpatico. Uno che ti ispira amore ed empatia anche solo guardandolo in volto. Uno onesto, dentro e fuori dal campo. Ci ha fatto gol nel Modena, ci ha massacrato simulando un rigore quando giocava nel Brescia, ci ha fatto gol col Genoa. Insomma. Lo amiamo tutti, Sculli.
Sculli era ancora nel Genoa quest’anno, e all’andata non ha segnato. Andata bene. Poi però, qualche giorno fa, è stato comprato dalla Lazio. Appena in tempo per poter giocare con noi e recuperare. Ce l’aspettiamo tutti, il gol di Sculli, oggi. Porca sozza.
E invece, segna Floccari, appunto.
Ma per sicurezza. Per abitudine. Per dare continuità alla leggenda cosa succede allo stadio? Succede che la voce stentorea dello speaker annuncia la rete. E dice: Gol della Lazio. Sculli. Ah, scusate, no. Floccari.
Insomma, fate finta che l’abbia fatto Sculli.
Momento altissimo.
Quest’anno però al Bologna, a quegli splendidi ragazzi che vestono la nostra maglia, non frega un tubo. Non è fregato nulla di un farabutto come Porcedda. Non è fregato nulla dei Menarini. Del quasi fallimento. Degli stipendi non pagati. Del ritorno di Baraldi. Quest’anno, quando giocano, i nostri pensano solo a giocare. A dare il massimo. Figuriamoci se subiscono l’effetto Floccari-Sculli.
Il Bologna infatti riparte col sangue agli occhi e letteralmente assedia la Lazio. Gioca benissimo, gira la palla, crea occasioni. Stupendo. La più bella partita degli ultimi anni. La curva Andrea Costa espone uno striscione con un messaggio preciso: Noi non ci dimettiamo mai, chi ama il Bologna resta, forza ragazzi. Preciso anche il destinatario. L’illustrissimo presidente dimissionario Zanetti. Ma ne parliamo dopo.
L’arbitro si dà un gran daffare per aiutare gli aquilotti, fischia solo e sempre a loro favore e crea un bel clima di amicizia in campo. I più amici di tutti sono Dias, roccioso difensore e controfigura di Chuck Norris, e il nostro Ramirez. Che, con la faccia frantumata da Chuck, insacca il gol del pareggio. L’ho detto, ai ragazzi in rossoblu non frega un tubo. Neppure della faccia rotta. Loro, giocano. E basta. Poi segna Di Vaio e siamo 2 a 1 e festeggiamo. Per esempio con ampi gesti dell’ombrello in direzione tribuna, sai mai che Baraldi o Zanetti si facciano vivi.
Nel secondo tempo teniamo, continuiamo a giocare. In questi casi io sono molto concentrato sull’orologio, quello del tabellone. Che sembra fermo, giuda lercio. Così fermo che a un certo punto il tabellone si spegne. Giuro. Si spegne. Forse per farmi soffrire meno. Benissimo.
A una decina di minuti dalla fine il solito Dias entra su Ramirez. Anzi. Entra dentro Ramirez. Un fallo che non va tanto contro al regolamento, quanto contro i più elementari diritti umani. Si accende una rissa. Di quelle belle, di una volta. Tutti contro tutti. Zarate, che nel mondo del calcio chiamano Nobel per l’acume dentro e fuori dal campo, ce l’ha col mondo intero e prende a pallonate Rubin. Gimenez fa un numero da circo, parte dalla panchina, fa a pacche, torna in panchina e si traveste da seggiolino.
L’arbitro, alla fine, tira i dadi. Ed espelle il seggiolino. E Dias. Oh, grazie, eh. Doveva farlo un’ora prima. Zarate no. Un Nobel è giusto che resti in campo, sennò chi ce la spiega la relatività.
Il Bologna, picchiato, provocato, penalizzato fa quel che sa fare. Gioca, come dicevo. E giocando segna anche il 3 a 1, sempre con Di Vaio. Tripudio. Partita in saccoccia. Fine. Anzi no. Il Nobel al fischio finale ricomincia a rompere il cazzo. Se la prende con Moras, che è il doppio di lui, ma quando uno è un Nobel è un Nobel, chi siamo noi per fermare la scienza?
Con la Roma avremo mezza squadra fuori, tra espulsi e Ramirez in ricostruzione. Ma sono soddisfazioni. Si gode. Eiaculazio.
Grandi, grandissimi ragazzi. Vi voglio un gran bene.

E adesso, eccoli, i sassolini nella scarpa.
Perché in questo mese ne ho sentite e lette di tutti i colori. E adesso, bè adesso bona.
Breve riepilogo. Un mese fa Zanetti diventava presidente del Bologna. Gioia e gaudio. Il miliardario sognato da una vita. Solo, lo fa imponendo in maniera ricattatoria, la presenza di Baraldi. O con Baraldi, o niente miliardario. Nascono le polemiche. Viene ricordato quanto male ha fatto Baraldi. Al Bologna, a Bologna, non al Tibet. Qui. Ai nostri colori.
Io, e quelli che come me frequentano i Gruppi della Curva, assumo una posizione netta, decisa e documentata. Visto che quanto successo in aprile l’abbiamo vissuto in prima persona.
In sostanza, diciamo: come accaduto con tutte le gestioni del Bologna giudicheremo dai fatti. Quindi osserveremo cosa farà Zanetti, cosa faranno gli altri. Grazie mille per il salvataggio, ma per i giudizi ne parleremo più avanti. Intanto, vaffanculo Baraldi. Perché quella è una certezza. I fatti ci cosano, come si dice. Vaffanculo, solo, Baraldi.
Di fronte a questa posizione, che mi pare sia abbastanza facile da comprendere, ancora più facile se una curva intera issa uno striscione con data del casino dello scorso anno, nome del colpevole, e accusa, cosa succede?
Succede che molti ci sostengono. Molti, alla luce di un episodio conclamato e provato, non possono fare altro che darci ragione. Su Baraldi. Ripeto. Baraldi. E mi parrebbe pure inevitabile. Se uno professa il proprio indissolubile e disinteressato tifo per il Bologna, non può che avercela e di brutto con uno come lui.
Ma ci sono anche gli Altri. La controparte. Gli zanettiani a prescindere.  Bisogna solo osannare Zanetti, dicono. Da subito. Anche con Baraldi. Perché Zanetti c’ha i scioldi, i migliardi fitti, ci garantisce un futuro radioso. E fin qui, vabbè. Io capisco che un presidente murato di sghei solletichi le emozioni. Solo, nel calcio e nella vita, ho il difetto di giudicare le persone da quel che fanno, non dal loro conto in banca, o dai proclami, e in genere mi lascio sedurre poco dal padrone con le belle braghe bianche. Specie se non tira fora le palanche.
Gli Altri no. Ma come dicevo, capirei pure. Purtroppo però gli Altri non si limitano al fan club Zanetti. No.
Cominciano un’efficacissima e continua opera di demolizione delle gonadi sotto l’effige con aureola del Re del Caffè, che a difendere il potente ci si prende sempre.
E per farlo mettono addirittura in dubbio quanto successo ad aprile, dicono che la cosa non incide, asseriscono che Baraldi non farà certo danni, smerdano i soci che obiettano, sventolando i 4 milioni di Zanetti, arrivano a criticare tutto e tutti della precedente gestione, demolendo il lavoro fatto da Longo, ovvero quello a cui Baraldi sotterraneamente sta soffiando il posto, pretendono la vendita del dissidente Portanova. L’apice, dopo la sconfitta di Coppa a Napoli, quando qualcuno si spinge oltre: massacra Malesani, lo accusa di perdere apposta, di remare contro per proprio tornaconto. Si pretendono le dimissioni di un mister che qui sta facendo un lavoro fantastico. Lo si accusa di fare quello che di solito, e ancora, fa Baraldi: pensare ai fatti suoi e, nel caso, mettere in merda il BFC. Infine, qui e là, una bella spruzzatina di Meritate Porcedda, Meritate i Menarini, che ci sta sempre bene, per chi osa mettere in dubbio Zanetti e il suo uomo. In sostanza: meglio una squadra che rischia di sgretolarsi, meglio una curva zittita, meglio i soci con le palle girate. L’importante è avere Zanetti. Avere Baraldi. Magari centravanti ci facciamo giocare un assegno e ala destra una confezione di arabica.
Io, e come me molti altri, per un po’ ribattiamo, specifichiamo, spieghiamo. Poi, gliela diamo su. Tenetevi Baraldi e godete, ragazzi. Il tempo sarà galantuomo, speriamo.
Ah, due precisazioni, poi riprendo: la prima, è che preferisco non parlare di chi ha difeso strenuamente Baraldi, anche sui forum del tifo, non per passione, non gratuitamente. Perché ci sono stati anche quelli. Giuro.
Seconda precisazione. Il sottoscritto ed altri esponenti della Curva, in questo mese come in passato, ha avuto contatti continui e diretti con lo staff del Bologna. Conosco e conosciamo giocatori, addetti, soci, lo stesso Consorte. E anche Baraldi, ovvio. E tranne quest’ultimo, in questo mese abbiamo parlato con tutti, coi giocatori, coi soci, con chi lavora nel Bologna. Personalmente e privatamente, non riportando mai le famose fonti per proteggerle e per correttezza, ma di continuo. Un paralavoro non retribuito, di pura passione, per capire come andassero le cose. Nessuno di noi ha scritto mezza riga o detto mezza parola pubblicamente di quanto emerso dalle chiacchierate coi protagonisti della nostra passione. Gli Altri, tranne quelli fra gli Altri che fanno informazione di mestiere, no. Ed è abbastanza buffo che le tesi di cui sopra, gli strali, arrivassero dai disinformati, mentre gli informati, che avrebbero potuto zittire tutti, che avrebbero potuto provare come l’arrivo di Baraldi abbia avuto l’effetto di una bomba a mano gettata in un macero, a tutti i livelli, se ne stavano in silenzio aspettando. Ma a pensarci bene, non è nemmeno buffo. Come dicevo, le persone vanno giudicate da quello che fanno. E sono molto orgoglioso di appartenere a quei cattivoni della Curva che con un poker servito di informazioni in mano hanno scelto di non scendere in polemica.

Riprendiamo. Con i due schieramenti creati dalla nomina di Baraldi, cosa è successo, in un solo mese? Provo, pur essendo di parte, a riepilogare:
Zanetti ha nominato Baraldi. Poi è andato via una ventina di giorni. E’ tornato. Ha detto che Baraldi era AD, che Longo faceva il mercato, che andava tutto bene. Che garantiva anni di serenità. E che quelli come me che eccepiamo sull’uomo Parmatour sono una minoranza ingrata. I soci hanno polemizzato, si sono pure sfogati. La squadra ha continuato professionalmente a fare il suo, ma coi maroni girati, vedi Portanova. Poi Consorte ha fatto notare che se uno è socio di minoranza il presidente lo può fare. Ma non comanda, governa. Intanto Baraldi ha pensato di vendere Viviano, che se uno nasce scarabeo non è che smette di arrotolare palline di merda, è nella sua natura. Per fortuna lo stercoraro  è stato stoppato dai soci e Consorte. E di fronte alla critica di Consorte, al fatto che i soci potessero contare nelle decisioni, anche su quelle di mercato, Zanetti si è dimesso. Portandosi via Baraldi. Poi ha fatto, grazie al solito Baraldi, scoppiare la grana bilanci. Ha motivato il suo addio alla carica per manini da biscazziere di Consorte e soci, in maniera pure poco elegante. Oggi, Baraldi sta già ritrattando. Smentendo se stesso e il presidente in fuga.
Tutto questo in un mese. Dopo aver promesso stabilità. In carica meno di Papa Luciani, complimenti a sto Re della solidità e dei sogni. E pure a sto cazzo.
Reazioni?
Gli Altri hanno accusato chi criticava. E’ colpa nostra. Minoranza di merda. L’abbiamo fatto scappare, meritate Porcedda. E sono stati smentiti dal loro dio: che ha dichiarato di non andarsene per quello.
Noi minoranza, fedeli alla linea di giudicare dai fatti, sempre senza riportare quel che sappiamo, abbiamo risposto con uno striscione, vedi sopra. Chi ama il Bologna resta. Come noi. Che da decenni spendiamo, veniamo bastonati, sogniamo e veniamo delusi. Ma abbiamo la dignità di non svendere il nostro cuore, la forza di rimanere sempre, di sostenere i ragazzi. E adesso i fatti per giudicare oltre a Baraldi il suo mandante ce li abbiamo. Basta osservare gli eventi, guardare cosa ha fatto Zanetti in 10 giorni di lavoro da presidente. Le sue dichiarazioni di non volersi impegnare. Il suo tiraculo stizzito e le sue dimissioni.
Che avessimo ragione noi?

E, per chiudere, aggiungo questo, visto che sui scioldi, evidentemente, gli Altri sono sensibili:
da anni il tifoso del Bologna snocciola, nelle discussioni da bar, nelle trasmissioni radio, sui forum, numeri, competenze finanziarie degne di Wall Street, conti della spesa. In nessuna piazza come in questa, 2 lustri di gestioni sportive terrificanti ci hanno trasformato in esperti contabili, molto più attenti a plusvalenze, fallimenti, spalma ingaggi, che ai dribbling e alle diagonali.
E allora, va bene, parliamone, di sti numeri. Ma parliamone davvero. Di quelli del tifoso. Uno a caso. Io.
Io fatturo più o meno 40.000 euro all’anno. Fatturo, ripeto, quello non è il mio utile. E’ quello che incasso, lordo. Ma lo so che non ho bisogno di spiegarvelo, siete abituati, magari vi sfugge il ruolo di un giocatore, ma su ste cose ne sapete a pacchi, tifando Bologna.
Ora, di quei 40.000 euro su cui pago tasse, mutuo, utenze varie e più in generale la mia vita, ne metto, tutti gli anni un bel po’ nel Bologna. Quanto? Facciamo presto. Solo questa stagione, che è a metà, ho già speso, più o meno, 205 euro (senza contare le commissioni bancarie) per i biglietti di casa, circa altri 150 euro per le trasferte, altri 100 euro (e sto basso) per spese di curva (striscioni, bombolette, ecc.). Per decenza, non conto i soldi spesi per i regali di Natale a sfondo rossoblu, e il mio tempo, talvolta sottratto al mio lavoro,  per presidiare Casteldebole quando è servito, per andare in radio gratuitamente, per fare riunioni, ecc.
Fanno, ad oggi, a metà stagione più di 450 euro. Che, se va di culo, ovvero se mi limito e se non servirà più fare contestazioni, diventano 900 euro in proiezione finale. Ovvero il 2,25% del mio fatturato. Lordo. Se quel migliaio di euro scarso lo parametro sul mio utile, è meglio che non ci penso.
E questo 2,25% di tutto quel che ho, non è che lo metto lì, una tantum e mi potrebbe fruttare guadagno. No, lo metto, come lo metto da 30 anni e continuerò a metterlo. Per passione. Si chiama così.
Il signor Zanetti, il presidente sveltina, fattura 1200 milioni all’anno. Ogni anno. Nel Bologna, per lo stesso motivo per cui io metto ogni anno il mio 2,25%, ne ha messi  4. Lo 0,33% di quel che fattura. E per una volta sola. Non da 30 anni, Né nei prossimi. E nemmeno, parole sue, con l’intenzione di metterne altri, leggi aumento di capitale. Il tutto, fra l’altro, con la possibilità, se la società viene gestita bene, di ricavarci pure qualcosa, in proiezione.
E cosa ha fatto? E’ rimasto qui un mese, anzi, è rimasto qui una decina di giorni, non ha mai visto una partita al Dall’Ara da presidente, ha imposto una scelta come Baraldi, ha fatto la voce grossa, ha voluto comandare. E appena qualcuno, che fosse un suo socio, un giornalista o un tifoso come me, ha dissentito, ha piantato lì tutto. Ha ritenuto offensivo e inaccettabile dover ascoltare gli altri. Che saranno una minoranza, come dice lui, ma sono i giocatori (e un po’, per giocare, servono), il mister (idem), tutti i suoi dipendenti del BFC (servono anche loro), i suoi soci. E qualche giornalista, che magari serve il giusto, ma forse ha diritto di dire la sua, ancora, in Italia. Idem i tifosi (la famosa minoranza che non si capisce perché diventi improvvisamente così importante e colpevole), che, da ste parti, al solito dimostra la propria opinione in termini civili e di certo non ossessivi.
Ora, credo che non serva molto altro per misurare, sì, misurare, l’apporto, la voglia, i progetti, la dedizione che Mr. Segafredo abbia messo sul BFC. La società che lui aveva promesso di rendere stabile per anni, che lui aveva voluto spalleggiare senza però salvarla in autonomia, che aveva voluto dirigere senza consenso. E che, nel caso ci fosse stato bisogno di altri denari, bè, ce ne chiedeva un pochetto a noi, quelli del 2,25%.
Lui ha messo una volta sola lo 0.33, arriva fin lì. Noi sempre, ogni anno, il nostro 2,25. Cari ragionieri.

Alla luce di tutto questo, gli Altri, adesso, sedotti e abbandonati, traditi, inchiodati dall’evidenza, che faranno, oltre a rimpiangere un dio immaginario?
Avranno la ghigna di prendere le distanze? Di chiedere scusa? Di ammettere l’errore?
Mah.
Intanto il tempo è stato davvero galantuomo. E al solito, a genuflettersi, a inchinarsi davanti al padrone dalle belle braghe bianche che non sgancia le palanche ci sono due possibilità: una, che vada bene, che vada tutto bene. E che magari, a stare piegati in avanti qualcosina da terra si raccolga pure. La seconda, quella che si è verificata puntualmente, è che le braghe bianche del padrone calino all’improvviso. E così, in un attimo, mentre si è adoranti e proni, si senta un fastidiosissimo bruciore al culo.
Questione di gusti.
Preferisco restare in piedi. Col mio 2,25%. Con la mia passione.
E intanto, come dicevo. EiacuLazio.
Precox. Per gli Altri. Ma si cura. Provate con le tabelline. O con una pomata.

mercoledì 26 gennaio 2011

"A ME GLI OCCHI"

La vita e la partita viste da Wanda Nerd con gli occhi dei nostri campioni Questa settimana Wanda ci mostrerà il mondo con gli occhi dell’Uruguagio  Henry Damiàn Gimenez. 

GIMMY GONZALES


Nervoso... Nervosissimo!
Gimmy si alza, sono le 7:15. E' tardi? Da quanto è nervoso non lo sa nemmeno lui.

“Caffè! Sì, caffè! (Maldido il caffè) Ma dov'è il caffè? Non si trova mai nulla in questa cucina!
Ah, eccolo!! Ok, accendiamos stas macchinettas... Ma com'è che funzionas? Ah, ecco il caffè va qui. No,qui no.
DOVE VA IL CAFFE'?!?!?
Mai che mi esposa me risponda una volta... Ah! Ecco!!! ci sono... Ma perché ho comprato sta roba? No se capisie una mazzas... Olè! Ora si pigias qua e...”

STOCNK STURK STONT...

“Mierdas!!!!!!!!! Ma perchè non scendes nullas? Ok... vafangùlo te dribblo y me voy al bar..
ESCO!!!!! Andale!!!!  Andale!!!!”

Gimmy è carico, è sempre carico, forse un po' troppo... Se continua così dovrà iniziare a prendere dei tranquillanti. La lite con la macchina del caffè non è una novità. Lo sanno anche i vicini che in casa del Fenommen questi oggetti "tecnologici" non durano molto.
L'ultima volta è toccato al tostapane... La fetta era troppo grande e così, per farcela stare, Gimmy optò per un bel calcio di collo pieno,

BUM, palo, finestra, STRASHHH, gol...

Mentre entra nel bar pensa che non scenderà titolare oggi.
“Che novitas!!!!  (Pensa...), mi devo dare una aggiustatas!!! non puede continuar così vafangùlo!!!
Malesani non me comprende... Mentiroso!!!!! Mi aveva detto che avrei giocatos...”

“BARRRISTA, UN CAFFE' POR FAVOR!”
-          Eh??? Csa dît cretén?
“UN CAFFE' PER PIACERES...”
-          Aspetta un mumànt...
“ Me lo sentos... entros in campo e faccio gol al novantesimos!!!!”
-          To' mo qué Spagnolito!
“GRACIAS!!”    ... MALDIDO!!!!!!! (E' più caldo dell'infernos!!! Miserias!!!!)
ARRIVEDERCIS E CRETEN ANCHE A USTED!!! Ora me torno a casas!!! Tra un ora devo essere al pullman. Sì, cazzos, me lo sento davveros... entro in campos e faccio dei numeri!!! Alla facciaza di chi dice che ho una fintas sola. Poi tutta la curva Bulgarellos mi canta Gimmy El Fenommen!!”

Passano i minuti e miracolosamente Gimmy arriva sano e salvo dai ragazzi, ovviamente è partito prima di tutti ed è arrivato per ultimo...

-          SEI SEMPRE L'ULTIMO! DAI CAZZO!!!! dice Moras.
-          MOVEMOSE FIOI!! dice Malesani e porgendo la fiaschetta a Rubin aggiunge: Questo lo producemo noaltri dal 1940, sze roba bona! Le piaszerà!!!

Bam!!! soccia che botta!!! Come diciamo noi...

Ecco lo stadio. Si entra. Non fa nemmeno troppo freddo. In panchina Gimmy non si gelerà il culo oggi...

Mancano diez minutos al termine.

-          GIMY, DAI CASSO, VAI A SCALDARTI!!! CARICO!!!

“Dai che entros!” Pensa Gimmy.

Ohhhh!!! La curva urla, la panchina sbraita ed a tutti girano le palle.
Cosa succede? C'è Gaston a terra? Ma che fa Perez? OH NO!!
Scatto felino, manata in faccia a Diaz, manata ricambiata, RISSA! RISSA! MUERTE! MUERTE!

- MA CASSO! GIMY! COSA FAI? TE TI PROPRIO UN MONA! Sbraita Malesani.
VIENI QUI, SBRIGATI! TOGLITE STA ROBA!

Caliceti gli leva cuffia, collo e pettorina. Lo spinge in panchina ed a momenti gli si siede sopra per nasconderlo meglio.

Ma Rocchi non è totalmente fuso... Vede la scena, va a ripescare Gimmy, lui che stava immobile  mimetizzandosi tra Mutarelli e la panchina... Perché poi non c'è tutta questa differenza...
Nulla da fare!!
ROSSO! FUORI!

"Che figura di mierdas... Dovevo entrare e fares gol all'ultimo secondo... E mi hanno cacciato fuera prima che potessi far qualcosas... vafangùlo!!!
Ma aspettas... Cosa canta la Bulgarellos??
GIMMY EL FENOMMEN!!! LA LA LA LA!!!
GIMMY EL FENOMMEN!!! LA LA LA LA!!!

Proprios bella questa Bulgarellos!!!! Me cazan fuera y diviento el idolo de Bologna. Quasi quasi faccio un scazottada todas las domenicas. Vafangùlo!"

martedì 25 gennaio 2011

PSYCHO - inedito di Gigino

Vi ricordate quando dopo Cesena-  Bologna, in piena bagarre societaria Francesca Menarini diede dello PSICOPATICO  a Sabatini  che insisteva a sua volta sulla restituzione del MALLOPPO?
Sembrarono parole esagerate, ma siamo sicuri ? E se le cose fossero andate quasi come nel famoso giallo ?......

lunedì 24 gennaio 2011

MEZZO PIENO MEZZO VOTO

Commenti e voti ai giocatori del Bfc 1909 contro la Lazio
Quando Sylvester Stallone impersonò Rocky a Hollywood mise in scena una storia fatta di pugni ed emozioni. Rocchi, sceso in campo oggi a Bologna ha consentito che una storia fatta di emozioni sportive e grande cuore finisse a pugni.  Moras si traveste da giustiziere e sconfigge il suo avversario. Un altro film si intitolava Zarate Kid per vincere domani. E forse vincerà domani ma non certo oggi perché oggi contro questo Bologna non era proprio possibile vincere. Ecco commenti e voti ai giocatori del Bologna nella vittoriosa gara contro la Lazio.
VIVIANO 7,5 I suoi guanti eccezionali paran palle e anche i Laziali.
MORAS 7  Sono queste le giornate del campione di Zarate
PORTANOVA 6 Deve essere uno strazio fare a fette la sua Lazio.
BRITOS 6+ Era un gioco da fanciulli mandar tutti affansculli
RUBIN 6,5 Si prepara a fare festa a pallonate sulla testa
MUDINGAYI 7,5 Con lui palla non la tocchi se una squadra sei di Brocchi
PEREZ 6,5 Cosa faccio? Striscio o busso? Io sto in coppia con il russo.
DELLA ROCCA 7,5 Kozak entra ma da un po’ sta ballando il casaciò
EKDAL 7+ Serve un mare di palloni buoni a scender gli Scaloni
RAMIREZ 7,5 A fermar si riesce solo quando lo si  Radu al suolo.
DI VAIO 7,5 A Muslera quattro doni. Con due gol due scapaccioni.
CASARINI s.v. Nella rissa fa cilecca il destro di Loris bi-Stecca
MEGGIORINI s.v. Una pornostar da sballo. Entra in scena e prende il fallo.
MUTARELLI s.v. La sua prima tibia tocca e la Biava ha già alla bocca
GIMENEZ 8 Si trasforma in Lou Ferrigno per difendere il suo nino.

MALESANI 8 La sua squadra mostra il dito alla creatura di Lotito
PAVIGNANI 8 Avrà pure qualche ruga ma è Zanetti che va in fuga.
Rocchi era certamente meglio come pugile che come arbitro ma anche in questo caso la cosa non mi tocca più di tanto perché comunque contro questo Rocchi avrei tifato Ivan Drago.
Un saluto rossoblù da Darioz.

La vignetta della settimana

martedì 18 gennaio 2011

TIRA MOLLA

Il sogno all’incontrario

Botta di nostalgia. O di vecchiaia. Ma utile.
Era il 1992. Sono passati quasi vent’anni, orco giuda.
Era il 1992, dicevo, avevo 21 anni, me la spassavo, e studiavo giurisprudenza.
Vabbè.
Era il 1992, avevo 21 anni, me la spassavo molto,  ed ero iscritto a Giurisprudenza. Pignoli, che siete.
Il Bologna annaspava orrendamente, alla fine di quel 1992. Uno dei tanti inverni terrificanti da tifoso rossoblu. Uno dei più orribili, a dirla tutta. Era il Bologna di Casillo e Gnudi, quello che a fine anno retrocesse in C1 e fallì.
Ora, in quel merdosissimo inverno del merdosissimo 1992, c’erano due cose che mi consolavano grandemente. La prima era un turbinante mulinar di gnocca, unico proponibile motivo per frequentare le aule del Bestial Market o di via Zamboni, ma questo è un ricordo vago, sfumato. Da anni sono maschio non praticante, ho attaccato le scarpe al chiodo. Anche se non sono scarpe, quelle. E per fortuna non stanno appese a un chiodo. Ma ci siamo capiti.
La seconda cosa era la domenica sera. Quell’appendice di fine settimana che faceva da confine tra le ripetute disfatte della banda di Bersellini, e poi di Cerantola (roba che uno evita l’eroina solo per una pugnace forza di volontà), e le interessantissime dissertazioni sul Diritto Civile dell’uomo più brutto del mondo, l’incubo del lunedì, colui che immediatamente, istintivamente, lombrosianamente avevo identificato come il Demonio fatto uomo. Il Professor Ruffolo. Solo a rievocarlo sento i brividi, tipo Fantozzi quando gli si ricorda Kobram.
Ma torniamo a quelle domeniche sera di fine 92. Il cuscinetto piacevole fra due orrori.
Ecco, in quelle serate, io avevo un mio personalissimo rituale televisivo. Ferreo, immutabile, sincronizzato al secondo. Un rituale serrato e piacevolissimo.
Verso le 20 e 30, o comunque in prima serata, mi sintonizzavo su TMC, TeleMonteCarlo. Si chiamava così, allora. E alle 20 e 30, su TMC, all’epoca, c’era GalaGol. Quel Galagol. La trasmissione sportiva che ha segnato un’intera generazione. La simil Domenica Sportiva dell’onanista compulsivo. Quella condotta, rigorosamente in minigonna sullo sgabello, dalla giovane Alba Parietti.
Dopo anni grigissimi di Carlo Sassi che commentava la moviola tipo requiem, di Tonino Carino, di Gianni Vasino, di Giorgio Bubba (evidentemente c’era una selezione cabarettistica dei cognomi degli inviati di 90° minuto), di Ferruccio Gard detto La Morte, di Strippoli col suo riporto, il calcio veniva spiegato, illustrato, presentato da una come la Parietti. Tutto in una volta. All’improvviso, senza preparazione, senza passaggi graduali. Dalla pancia di Galeazzi alle cosce senza fine dell’Albona nazionale.
Adesso ormai ci siamo abituati. Vallette e giornaliste con corpi da modelle, generalmente molto succinte nel vestire, sono una roba usuale, nelle trasmissioni sportive. Ma allora… bè, allora fu uno shock. Un punto di non ritorno storico.
E a me sta novità piacque parecchio, insomma. Dopo la solita sconfitta del Bologna, dopo la solita pizza della domenica sera, era una meraviglia sprofondarsi sul divano e gustarsi i servizi dai vari campi  tra un accavallo voluttuoso e l’altro. Risollevava il morale. Cioè, il morale. Anche quello, ecco. Avevo le stimmati, io, all’epoca, se non si fosse capito.
Appena Galagol sfumava e la minigonna della Parietti si nebulizzava sul teleschermo, tac, via i kleenex, e telecomandavo diretto su Rai Tre. Seconda serata, 22 e 30.
C’era Su la Testa, su Rai Tre. Un laboratorio comico inesauribile. Sono nati lì, televisivamente, Antonio Albanese, Aldo, Giovanni e Giacomo e tanti altri. E soprattutto c’era lui, il capocomico. Paolo Rossi. Nel 92, parecchio in forma. Spassoso. Pungente. Cattivo. Esilarante.
E che chiudeva la trasmissione, in genere, con un monologo graffiante, di satira politica o sociale. Il monologo, spesso, era incentrato sul tema del Sogno All’Incontrario. Ovvero sul racconto di una realtà onirica, parallela e sarcastica, in cui tutto, ma proprio tutto, andava alla rovescia. Quindi molto meglio di come andasse nella quotidianità. In quell’Italia di Borsellino e Falcone e Tangentopoli.
Il sogno all’incontrario era bellissimo. Davvero. Cercatevelo su internet, dovrebbe esserci.

Fine della botta di nostalgia.

Perché ve l’ho raccontato? Bè, intanto perché la nostalgia a piccole dosi è salutare, e poi perchè, come dicevo, questo flashback, il Sogno all’Incontrario, ora, torna utile.
Perché, nel 2011, quindi a distanza di tante delusioni calcistiche e parecchi kleenex, sta roba alla rovescia è attualizzabile. Parecchio, specie sul BFC.
Me ne sto accorgendo ogni giorno che passa. Nelle cose grandi, come in quelle marginali, attorno al Bologna. E, lo ammetto, lo riporto qui appena dopo aver visto l’ultima puntata de Il Pallone Nel 7, la trasmissione storica di E’tv-Rete 7. E’ stata la prova inconfutabile. Il Verdetto. Le cose, qui, vanno proprio all’incontrario.
Ma andiamo con ordine.
Non ripeto la storia del passaggio di proprietà a Zanetti e soci. Ormai metabolizzato. Né delle prime mosse della nuova Società, dall’azionariato diffuso, ovvero , brutalmente, la richiesta di denaro a tifosi a vario titolo, alla scelta del Presidente di Baraldi, l’Innominabile.
Che un po’, qualche piccolo dubbio sul fatto che le cose vanno alla rovescia lo fanno venire. Ma ne ho già parlato e sparlato.
Dunque, avanti. Aggiornato a oggi, 17 gennaio 2011, il Bologna ha una compagine Societaria presieduta da Mr. Segafredo. Il quale, con la sua attività, fattura una roba come 1200 milioni di dollari all’anno, 1000 milioni di euro, circa. Insieme a lui ci sono un bel po’ di soci, coordinati da un mago vero della finanza come l’Ingegner Consorte, fra i quali spiccano il signor Fiori, che, leggo, ha tre aziende e una sola di queste di milioni annui ne fa 100, e la new entry, il signor Vacchi. Che, cercato su Internet, va sui 5-600 milioni di fatturato, e i dati del web non sono neppure aggiornati. Ora, facendo una somma un po’ empirica, un po’ arrotondata, senza troppi riferimenti sugli altri soci, i proprietari del nuovo Bologna possiedono complessivamente un patrimonio (certo, loro, personale) sui 2 miliardi di euro annui, 4.000 miliardi di vecchie lire, hm, bof, civ.
Sono tanti, tantissimi, soldi.
Milan e Inter e Juve a parte, nessuna proprietà calcistica italiana ci si avvicina. E’ più del doppio dei vari Preziosi, Della Valle, ecc. E’ più del PIL della Repubblica di San Marino (1,9 miliardi di dollari), per dire.
Ora, la San Marino Rossoblu, che potrebbe, a sto punto, dare agli azionisti almeno la cittadinanza onoraria e coniare moneta propria, ha subito subito una prima area test. Si chiama mercato. Di gennaio. Roba di riparazione. Per di più nelle migliori condizioni possibili: quest’anno la squadra c’è, negli anni scorsi era necessario stravolgerla, a gennaio, per restare in A (o per venirci, in A), adesso invece basterebbe poco. E cosa fa San Marino? Compra quel che serve? Si presenta alle folle con quel minimo di spavalderia economica che si addice ai megamiliardari? Fa l’acquisto che certifica la nostra magnificenza assoluta? Dichiara guerra ad Andorra?
No.
E’ un sogno all’incontrario, d’altronde. Le cose vanno alla rovescia.
I ricchi nei sogni all’incontrario sono senza soldi. E infatti, San Marino dichiara che non ci sono soldi. Che al mercato si va di prestiti. Che a tener i giocatori, c’è già di che essere contenti. L’ha detto il Presidente. L’ha ribadito Longo. L’ha ammesso Malesani, poi ci ha bevuto su un grappino, che ormai il mister quest’anno le ha viste tutte ed è in corsa per il Nobel della Pace.
Bene. Anche qualche tifoso comincia a dire che c’è da accontentarsi.
Anche il treno dei desideri all’incontrario va, diceva  Celentano. Il nostro di sicuro.

Baraldi. L’ho detto, non lo commento di nuovo. Ma c’è qualcosa anche qui che va molto alla rovescia. Non mi sorprende che Zanetti se lo tenga contro tutti. E’ una sua scelta, la difende. E neppure mi sorprende che qualcuno minimizzi, a mezzo stampa. Ma i tifosi… Bè, i tifosi, in teoria si cibano di passione. In teoria, non stanno lì a fare sofismi, distinguo, eccezioni da procura. Tifano. E se una persona si rende colpevole di infangare, fare male, mettere a rischio la propria squadra, sempre in teoria, se la legano al dito, non perdonano nulla. Questo, nel mondo reale. Nel sogno all’incontrario targato BFC invece, a parte gli ultras e qualche simpatizzante, su Baraldi, chissenefrega, in cavalleria. Ha rischiato di mandarci in B, ha sputato sulla nostra maglia? Pazienza, teniamolo.

E arriviamo a Portanova. Il Portanova imprescindibile. Il Pilastro, almeno fino a dicembre. Io me li ricordo i commenti. Poi arriva il nuovo AD, Portanova non la prende benissimo. E a Bari, un po’ si vede…
Dunque, da una parte c’è uno che ha dato del venduto a Portanova e compagni. Ha messo a repentaglio la sicurezza di Portanova e famiglia (e se qualche cattivissimo ultras reagiva in modo violento?), ha rischiato di mandare Portanova e compagni in B. Dall'altra parte c'è Portanova, appunto, che è arrabbiato perché luiqui è tornato. E avendo le doti diplomatiche di un grizzly, lo fa vedere. Non è che sciopera, non è che va a figa fino alle 3 del mattino. Si allena, gioca, ma è incazzato. Reazione? Nel nostro sogno all’incontrario la reazione è che Portanova è stronzo e scoglionato. E magari si può vendere subito che tanto è lo stesso.
Ok. A posto. All’incontrario.

Inter – Bologna. Nel sogno all’incontrario chi gioca bene perde. E infatti. Solo che gioca benissimo anche l’inter. Che invece vince. Oh, è un sogno all’incontrario sul Bologna, questo. E ha i suoi limiti. Noi a San Siro con l’Inter lo pigliamo in quel posto anche nei sogni all’incontrario.

Ancora su sabato sera. La Tessera del Tifoso è un carta prepagata che certifica l’integrità morale e giuridica del supporter che la possiede. E soprattutto, offre al titolare di questo lasciapassare vantaggi inenarrabili confronto i paria che sono senza il graal bancario. L’ha detto il Ministero, mica pizza e fichi. Solo che poi c’è il sogno all’incontrario. A San Siro tifosi con e senza tessera tutti insieme. Senza controlli e distinzioni. Anzi, sì, con una distinzione. Chi ha la Tessera pagava 26 euro. Chi non l’aveva 24. Bazza.

Coppa Italia. Nei sogni all’incontrario Davide sfida Golia, ma con qualche vantaggio. Tipo giocarsela in casa, la partita secca. Qui no. Col Napoli si gioca a Napoli. Peccato che nei sogni all’incontrario i dirigenti di Lega non puliscano i cessi, in Lega.

E poi…bè, e poi cambio passo, e vado sulle cose marginali. Ve l’avevo detto. I particolari conferiscono alla storia veridicità. Sono importanti. E dimostrano la realtà per quella che è. La rivelano.
Sabrina Orlandi è una giornalista che da anni si occupa del Bologna. Carina, spigliata. In genere molto composta, educata. Una ragazza che lascia poco spazio alle moine da valletta o da sciantosa. E’ un merito, dovendo appunto fare la giornalista.
Per anni ho avuto questa certezza granitica, sulla Sabrina di E’ tv. E per quel poco che la conosco, potevo confermare. Quasi timida, nel suo fascino, la ragazza.
Poi, mi capita sotto mano in questi giorni un libro.
Lui & Lei. Di Gianfranco Civolani e Sabrina Orlandi.
Lo sfoglio, leggo.
E cosa trovo? Trovo un’autodescrizione della suddetta, timida, Sabrina. Che definendo le sue abitudini, in particolare il suo guardaroba, dice di preferire un look sportivo e pratico.  Fin qui. Tutto bene. Tutto abbastanza noto. Ma poi aggiunge qualcosa, la cerbiattesca, schiva, pudica, Sabrina. Una frase. Puntualizza che a lei, sì, piace vestire sportivo, ma, e immagino una pausa sofferta, nella lettura, “A volte mi piace sentirmi Femmina”, afferma. Uau. Mica dice donna. Dice Femmina. Le piace sentirsi femmina, una frase scabrosa, pruriginosa, una perla da Greta Garbo al secondo giro di gin. Hai capito la Sabrina? Soccia. Alla faccia delle mie convinzioni granitiche. Alla faccia dei miei assurdi pregiudizi. Alla faccia. Proprio un sogno all’Incontrario, sta Sabrina orgogliosa Virago dell’etere.

Infine, e guarda un po’ c’entra ancora la Sabrina Orlandi, dicevo de Il Pallone Nel Sette di stasera.
Allora, per quei 4 che non lo sanno, E’ tv è un’emittente di proprietà della Curia. Con un suo codice etico preciso, quindi. Con paletti piuttosto rigidi. Con uno stile un pelo attento a non eccedere mai. Era già piuttosto istituzionale anche prima dei Monsignori, d’altronde. Quindi, chi guarda le trasmissioni di Rete 7, insomma, lo sa prima. Non può aspettarsi fuochi d’artificio. Al massimo qualche critica pacata.
Ma il sogno all’incontrario è un sogno all’incontrario.
E allora stasera, in quella trasmissione, in quella tv, ho assistito a un quarto d’ora pirotecnico. Sconvolgente. Spassoso. Un quarto d’ora di battute da osteria, su preservativi, anzi Goldoni, reminiscenze storiche sull’uso del profilattico, doppi sensi a iosa, con Civolani lanciatissimo e la Sabri a fare da sponda brillantissima e disinvolta. Si vede che era uno di quei giorni in cui ama sentirsi femmina, non so, ma ri-soccia, la Sabri.
Ho addirittura sentito dire Cazzo, in quella trasmissione, in quella tv, stasera. E giù altri sillogismi da caserma, Cazzola, ecc.
Zelig. Pensavo di assistere a uno spento dibattito postsconfitta, e invece, va mo là, Zelig.
Bravi. Ho apprezzato.
Era la prova che mancava. La definitiva certezza di vivere dentro un sogno all’incontrario, noi tifosi del BFC.

E soprattutto, grazie, avete il merito di avermi ispirato questo pezzo. Che sarebbe un demerito a essere precisi, ma visto all’incontrario…
Grazie Civ, grazie Sabri.

Pardon, Femminea Sabri.

lunedì 17 gennaio 2011

LA VIGNETTA DELLA SETTIMANA

MEZZO PIENO MEZZO VOTO

Commenti e voti ai giocatori del Bfc 1909 contro l' Inter
Nella vita si presentano occasioni e tentazioni per le quali vale la pena rischiare e giocarsi tutto in una volta. Spesso queste occasioni le lasciamo per strada senza nemmeno provarci trascinandoci in eterno una coda di rimpianti. Il Bologna si gioca tutto a Milano contro l’Inter, e poco importa se alla fine ne esce con 4 reti al passivo. Alla fine tutti coloro che sono stati stivati a soffrire in piccionaia applaudono di cuore i ragazzi che ci hanno provato come se avessero vinto la partita. Ecco ora commenti e voti di mezzo pieno mezzo voto ai giocatori rossoblù a San Siro
VIVIANO 6+ Quattro pere, avete visto? Lo teniamo noi è tristo.
GARICS 6 Con lui al tango nerazzurro non serviva neanche il burro
PORTANOVA 6 Se la dorme come un ghiro alla notturna di San Siro
BRITOS 6 Al cospetto di Milito sembra sia rincoglionito
RUBIN 6+ Vorrei fare coppia mista ma Maicon un interista
MUDINGAYI 6  Come nei giorni più bui il più stankovic è lui
PEREZ 6 Una onesta e intensa  prova del bulldog di Portanova
DELLA ROCCA 6+  Della rocca io non riesco a far castello se sforzesco.
EKDAL 6 Prova a superar Cambiasso, cambia gioco cambia un casso.
RAMIREZ 6 Il suo raffinato assolo è un ricamo sul lenzuolo.
DI VAIO 6,5 Scaglia tiri come razzi ma non sfonda i Castellazzi.
GIMENEZ 6,5 Segna i goal da cinque metri ma da fuori rompe i vetri
CASARINI s.v. Cena senza gran pretese: cotoletta milanese.
BUSCE’ s.v. Questo cambio ormai è in voga. Per Gastone Paperoga.
MALESANI 6 Con Leonardo che ti inventi se Archimede è fra gli assenti?
ZANETTI 6 Che si vinca o che si perda Intermedia e Inter… precisa sotto porta.
I voti vi sembreranno troppo generosi ma nella giornata di Milano ho imparato che, soprattutto quando hai davanti la possibilità di una grande vittoria, il calcio come la vita, va giocato a viso aperto anche a costo di battere la testa contro la sconfitta più amara e pesante. Se davvero vuoi bene a qualcuno così come noi amiamo questa squadra devi lasciarlo libero di vivere o di giocare anche se il risultato forse non ti piacerà. Nella vita ci vogliono gli Zanetti e, fra tribuna e campo,  gli Zanetti c’erano effettivamente. Un saluto rossoblù da Darioz.

Socmel Sport 24

Dopo le telecronache in dialetto di Socmel Tv continua la bolognesizzazione di diversi format televisivosportivi.
Questa volta tocca a Skysport 24........non se ne abbia gentile Mr . Murdoch

martedì 11 gennaio 2011

TIRA MOLLA


Minority Report
Bologna, gennaio 2011.
Il Bologna FC è salvo. Ha rischiato tanto. E’ stato gestito da un farabutto come Porcedda, da speculatori edili come i Menarini, ha avuto Moggi come consulente, ha rischiato il fallimento, si è beccato in un solo anno solare il deferimento dei propri dirigenti e i punti di penalizzazione. Ma ora è salvo. Salvo.
La paura è stata tanta, proprio tanta. Così tanta che appena insediata la nuova società ha approntato un sistema complicatissimo ed efficiente per prevedere e quindi evitare che altri problemi, problemi terribili come quelli appena vissuti, nel Bologna, si riaffaccino. Un piano di prevenzione che impedisca altre penalizzazioni, fallimenti, truffatori vari.
L’idea è quella di beccare e punire coloro che vorrebbero fare del male al Bologna, prima ancora che possano farlo. Non dopo, non quando il patatrac è già successo. Prima. E garantire così tranquillità e benessere al glorioso club calcistico.
Questo sistema di garanzia precrimine, lanciato in una conferenza stampa col simpatico acronimo B.O.P., Barald-One Project, è basato sui poteri precognitivi, sulle capacità di premonizione, di tre individui dotati di superpoteri. Il Presidente voleva chiamare questi 3 Grandi Veggenti Precog.
“Sent’ammè, Bresidend,” gli ha fatto notare l’ingegner Consorte “son drend’ann che stagg a Bulagn, e me ciamen angor Maruchein. Se li chiamiamo Precog, qualche figl’androcchie che c’aggiunge Lioni, dopo Precog, arriva…”. Democraticamente Zanetti ha ascoltato il suggerimento dell’ingegnere. Ci ha lungamente pensato su, poi ha risposto “Non me ne frega un cazzo. Se non li chiamiamo Precog me ne vado.”
Quindi Precog, e morta lì, decisione unanime e condivisa. Cinque minuti dopo su una radio locale infatti, Righi li ha chiamati Precog, poi ha aggiunto del Lions club Bologna.
“Zogmel” ha sbottato Consorte contattato al telefono, “Tas, terun” gli ha fatto eco il Presidente.
Ma nome della squadra a parte, anche loro, i 3 premonitori, un nome in codice devono assumerlo. Un nick che li renda irriconoscibili alla gente normale, per consentir loro di agire sotto copertura: CyberCiv, Il Collezionista e Il Salesiano.

Il 9 gennaio il Presidente fa il suo debutto. Il Bologna gioca a Bari e lui si unisce a squadra e dirigenti nel prepartita. Frasi di rito, interviste di rito, dichiarazioni di rito. L’inviato di Sky ha solo un attimo di smarrimento quando Zanetti gli allunga la mano per il bacio all’anello pastorale.
Espletate le formalità, il Presidente, in una cripta sotterranea del S.Nicola, raduna il B.O.P., alla prima vera missione sul campo.
Presenti il Presidente, che per modestia esige di essere chiamato Sire, L’Amministratore Delegato Baraldi, detto l’Argentino, e i 3 Precog.
“Dunque, Siori, oci averti e ciape strete. Qui ocore stare in campana e tener lontani i fomentatori. L’Argentino me ha dito che s’è tanta gente cativa e ciacarona che dise boiate. Contra de mi, e contra le selte c’avemo fato!”
Baraldi sorride. “Eccellente” dice, poi controlla sul palmare il fatturato della sua centrale nucleare di Springfield.
“Avemo chi?” chiede CyberCiv.
“Avemo, Io.” dice Zanetti.
“Bof, hm, scatarr, scusi, Sire”.
“ E’ un grande Presidente, è un bel Presidente.” dice Il Collezionista.
“Il cielooooooo…è segnooooo…della Tua gloriaaaaaaaaaa…” intona Il Salesiano.
“Ora come ora, non s’è un sardo o un geometra all’orisonte, però s’è una parte dela stampa e di tifosi che ofende l’Argentino. E ocore che la smetano, diobon, e in freta, mebon.”
“Ma, hm, bof, scat, scatarr, Sire, sono molti?”
“No, pochi. Sono una minoransa. E la minoransa deve star muta, diobon, e andar in mona, mebon. Voi Precog dovete darve da fare, infiltrarvi, fare tendensa…”
“E i giocatori, alleluia?” chiede il Salesiano.
“A quello ci penso io, che li conosco e mi stimano …” dice l’Argentino.
“Posso baciarla, Sire?” dice il Collezionista.
La riunione si chiude col giuramento sul Sacro Chicco, l’operazione di smantellamento della critica e di questa minoranza fastidiosa può iniziare. Nome in codice, Minority Report.

Il Presidente prende posto in tribuna. Alla destra del Padre, siede l’Argentino. Alla sinistra, Carmine Longo, che tanto, si sa, la sinistra storicamente lo prende nel culo. Davanti a Zanetti, siede Portanova. Uno di quelli che Baraldi conosce bene. Ma bene bene. Il difensore è corrucciato. Lo steward gli ha appena sequestrato il machete per salutare l’Argentino, ci teneva.
In campo, i giocatori fanno quello che stanno facendo da mesi. Giocano bene, con una tenacia commovente. E dominano la partita. Nonostante tutto. Nonostante chi siede alla destra del Padre.
Ramirez a un certo punto mette una palla filtrante in area. Un tipo di passaggio che, per chi ha visto Guana per tutto un anno, è tipo la cometa per i Re Magi, si rimane incantati. Ekdal la gira in porta. Gol. Gooool. Gol.
“Gran gol” dice Zanetti “un’asione bona come la mia arabica. Ma chi s’è quel 10 che ha fato l’asist? E quel puteo c’ha segnà?”
“Ramirez ed Ekdal. Li avevo opzionati io, Sire. Cinque anni fa.” afferma Baraldi.
“Bravo, Argentino, un fenomeno sei…”
“Chi t’ha mmuort…” sussurra Longo.
“Come dise?”
“Nulla, presidente, nulla, Kitamuara, è nu’ guagliò giapponese che sto visionande…”
“Solite monate… i giaponesi de bon c’han solo il pese crudo…impara da l’Argentino a far mercato.”
“Kitamuara, Argentino, Kitamuara.” dice Longo sporgendosi in avanti per guardare Baraldi.
Il Bologna continua a macinare gioco, possesso palla, azioni. Il Bari prova ogni tanto a dare segni di vita, ma sembra una squadra di serie B contro il Barcellona. Il raddoppio sarebbe bello e giusto. E infatti, arriva. Perez prende palla, sputa le ossa di Gazzi che gli son rimaste fra i molari, e la allunga perfettamente a Di Vaio. Primo tiro parato, ribattuta e il Capitano segna. Fanno 11 gol in un girone, così per gradire.
Goooool.
“E due!” urla il Presidente “Grande Di Vaio! E bravo anche quel frigorifero che s’ha pasato la bala!”
“Eh, ci ho messo tutta un’estate, ma ho fatto un grande acquisto, con Perez.” dice Baraldi “E poi…be’, lo sa anche lei che Di Vaio è un mio amico. Voleva abbracciarmi fortissimo quando ci siamo rivisti.”
“Ma vaffan’bocc…” mugugna Longo.
“Longo, che dise?”
“Van Bock, gioca nelle giovanili dell’Ajax.”
“Gli olandesi de bon c’han solo i cofisiop.”
“Hm, Sire, ha visto che Portanova non esulta?” fa notare Baraldi “Lo strangoli. Subito.”
Zanetti si alza e ci prova. Alla seconda falange fratturata desiste. Portanova non si accorge di nulla.
“Bof, scatarr…e quelli? Quelli là che esultano, che vogliono? Ipocriti…” urla CyberCiv.
“Quelli speravano di perdere, ma li perdono perché non sanno quello che fanno.” Sentenzia Il Salesiano.
“Stanno contestando lei, Sire” incalza Il Collezionista “Guardi, URB, che vuol dire Uh Rivogliamo porcedda a Bologna, Vecchia Guardia, idem e mi pare chiaro, CTB, Contro il Trevigiano Bastardo…eppoi, osservi bene…là, ci sono anche quelli che Le stanno dando del Molle!”
“Maledetti” sibila Baraldi.
“Uno, due…tre…sì, sono tre. Li ho contati diobon.”
“Hm, bof, Sire è vero, sono tre. Al massimo due.”
La partita termina due a zero. Per il Bologna. I ragazzi, in campo, si abbracciano. I tifosi, sugli spalti, anche. Minoranza, certo. Ma a Bari c’erano loro.

Nel dopopartita la stampa assedia il neo presidente. Le prime domande sono quelle di prassi. E poi sulla partita. Ma accade il fattaccio. Un pericolosissimo sobillatore dotato di penna e taccuino, comincia a far domande su Baraldi. Domade precise.
“Tendenziose.” sentenzia Il Collezionista. Precise. Invece.
Baraldi non interviene, sta in disparte, e sotto la dicitura Da Terminare del suo taccuino, intanto sta registrando. Fras-si-nel-la…
Il Presidente ecumenicamente sparge messaggi di pace, di coesione, di unanimità di intenti, pensieri, decisioni.
Un’altra nota barricadiera della stampa si agita e continua sul tasto Baraldi, sul presunto scontro fra i soci, sulla tifoseria, lo striscione di giovedì scorso.
Baraldi scrive ancora, proprio sotto Frassinella. Man-di-ni…
Il Presidente invece catechizza gli astanti. Sul suo vicepresidente Pavignani usa parole dolci e accomodanti. Poi prenota una testa di cavallo. Per i tifosi, si lascia sfuggire qualcosina sul Minority Report. Ma si ferma in tempo.
“Minoransa…son 2 o 3…”

Il giorno dopo, l’operazione Minority Report entra nel vivo.
Il collezionista presidia i forum di discussione. Il Salesiano canta salmi in radio. CyberCiv bolla come Ingrata la tifoseria del Bologna. Gesto nobile, coraggioso e per nulla interessato.
I Gruppi della Curva, o almeno alcuni loro esponenti, la Minoransa famosa, o la Minority se preferite, prova a ribattere. A dire la sua. A specificare che il problema è Baraldi. Solo lui.
Ma ormai è fatta. Il messaggio che deve passare è che ci sono dei pazzi vendicativi che si aggirano lugubri per Bologna, preferendo Porcedda, odiando Zanetti, attentando al bene del Bologna.
Peccato che Monsignor Vecchi abbia mollato col BFC, sennò si poteva pensare a una scomunica.

E allora, a uno della minoransa…vien poi da scrivere racconti sui blog, così, per svagarsi, per sbollire, per non dover neppure ridiscutere e rispiegare.
Chi ne ha più voglia?
Io voglio andare a San Siro. Ovvio, a gufare. A dare del Molle al Presidente.