IL BLOG

Questo Blog ha lo scopo di cercare di fare ridere (o almeno sorridere) in un campo, quello del calcio Bolognese, ormai troppo serioso e di riportarvici un po' di satira e di autoironia tipiche della tradizione di quella Bolognesità ormai assopita.

È un mezzo per esprimere la propria creatività ed è aperto a tutti quelli che ne vorranno fare parte. Basta avere due credenziali:
- tifare Bologna
- sapere fare ridere.

Quindi non ve ne abbiate, cari calciatori, dirigenti, giornalisti (del Bologna, ma anche Avversari) se ogni tanto Vi prendiamo in giro.

Se non ci fate sorridere lasciate almeno che ci proviamo noi!!

FORZA BOLOGNA SEMPRE!!!

giovedì 27 gennaio 2011

TIRA MOLLA

EiacuLazio

Lo so, che è una citazione. Un vecchio due aste dei laziali.
Ma non trovavo un titolo migliore. O più consono. Quindi mi tengo questo, va mo’ là.
Visto che coi laziali abbiamo appena giocato.
Oh, lo dico prima. Il pezzo è lungo e oggi mi tolgo qualche proverbiale sassolino dall’altrettanto proverbiale scarpa. Portate pazienza.

Inizio dalla fine. Insomma, quasi. Dalla partita, l’ultima partita.
Bologna-Lazio. 3 a 1.
Fa freschino, allo stadio. O meglio, fa freschino, sotto lo stadio. Sui gradoni della curva il sole riscalda e batte secco sugli occhi. Ma sotto, nel tunnel che circonda la curva, lì dove c’è il bar, per intenderci, la temperatura crolla, va giù sparata come un clavadista di Acapulco. E c’è questo gran bell’effetto sauna, che uno se ne sta sereno al suo posto, si gusta il prepartita nel tepore del primo pomeriggio, magari suda pure un pochetto, poi gli vien voglia di un caffè, parte, imbocca l’uscita.
E rimane lì.
Bloccato.
Un fermo immagine tra luce e ombra, sulla schiena 20 gradi, in faccia l’Antartide.
Sta partita la sentiamo tutti. Noi sugli spalti, i ragazzi in campo. Troppo significa, Bologna-Lazio, da aprile scorso. Dal famoso Baraldigate. Le squadre entrano in campo. Si comincia. E penso che sarebbe bellissimo oggi, vincere. Cioè, lo è sempre. Ma oggi di più. Sarebbe un bel segnale.
Infatti.
Pronti via, gol della Lazio. Lo fa Floccari. E qui sono contentissimo. Contentissimo di vivere a Bologna.
Perché a Bologna succedono strane cose, nel calcio. Una di queste strane cose, sono i Giocatori Maledetti, quelli che al Bologna fanno gol sempre. Ma sempre. In qualsiasi squadra giochino, quando vedono il rossoblu vanno come schegge e segnano. Maggio, per esempio, che ci fa gol adesso con la maglia del Napoli, come quando giocava nella Samp. Oppure il Maledetto per eccellenza: Ganz. Una punta rapida e antipatica, uno che di gol ne ha fatti in carriera, ma non è mai stato il superbomber, un campione. Ebbene, Ganz, quando giocava, quando giocava contro di noi, ci faceva gol con una continuità impressionante. In tutti i modi. Anche di faccia, una volta, in un Bologna-Fiorentina, 3 a 2.
Ecco, oggi come oggi, il Giocatore Maledetto ancora in attività più prolifico contro il Bologna è Sculli. Uno simpatico. Uno che ti ispira amore ed empatia anche solo guardandolo in volto. Uno onesto, dentro e fuori dal campo. Ci ha fatto gol nel Modena, ci ha massacrato simulando un rigore quando giocava nel Brescia, ci ha fatto gol col Genoa. Insomma. Lo amiamo tutti, Sculli.
Sculli era ancora nel Genoa quest’anno, e all’andata non ha segnato. Andata bene. Poi però, qualche giorno fa, è stato comprato dalla Lazio. Appena in tempo per poter giocare con noi e recuperare. Ce l’aspettiamo tutti, il gol di Sculli, oggi. Porca sozza.
E invece, segna Floccari, appunto.
Ma per sicurezza. Per abitudine. Per dare continuità alla leggenda cosa succede allo stadio? Succede che la voce stentorea dello speaker annuncia la rete. E dice: Gol della Lazio. Sculli. Ah, scusate, no. Floccari.
Insomma, fate finta che l’abbia fatto Sculli.
Momento altissimo.
Quest’anno però al Bologna, a quegli splendidi ragazzi che vestono la nostra maglia, non frega un tubo. Non è fregato nulla di un farabutto come Porcedda. Non è fregato nulla dei Menarini. Del quasi fallimento. Degli stipendi non pagati. Del ritorno di Baraldi. Quest’anno, quando giocano, i nostri pensano solo a giocare. A dare il massimo. Figuriamoci se subiscono l’effetto Floccari-Sculli.
Il Bologna infatti riparte col sangue agli occhi e letteralmente assedia la Lazio. Gioca benissimo, gira la palla, crea occasioni. Stupendo. La più bella partita degli ultimi anni. La curva Andrea Costa espone uno striscione con un messaggio preciso: Noi non ci dimettiamo mai, chi ama il Bologna resta, forza ragazzi. Preciso anche il destinatario. L’illustrissimo presidente dimissionario Zanetti. Ma ne parliamo dopo.
L’arbitro si dà un gran daffare per aiutare gli aquilotti, fischia solo e sempre a loro favore e crea un bel clima di amicizia in campo. I più amici di tutti sono Dias, roccioso difensore e controfigura di Chuck Norris, e il nostro Ramirez. Che, con la faccia frantumata da Chuck, insacca il gol del pareggio. L’ho detto, ai ragazzi in rossoblu non frega un tubo. Neppure della faccia rotta. Loro, giocano. E basta. Poi segna Di Vaio e siamo 2 a 1 e festeggiamo. Per esempio con ampi gesti dell’ombrello in direzione tribuna, sai mai che Baraldi o Zanetti si facciano vivi.
Nel secondo tempo teniamo, continuiamo a giocare. In questi casi io sono molto concentrato sull’orologio, quello del tabellone. Che sembra fermo, giuda lercio. Così fermo che a un certo punto il tabellone si spegne. Giuro. Si spegne. Forse per farmi soffrire meno. Benissimo.
A una decina di minuti dalla fine il solito Dias entra su Ramirez. Anzi. Entra dentro Ramirez. Un fallo che non va tanto contro al regolamento, quanto contro i più elementari diritti umani. Si accende una rissa. Di quelle belle, di una volta. Tutti contro tutti. Zarate, che nel mondo del calcio chiamano Nobel per l’acume dentro e fuori dal campo, ce l’ha col mondo intero e prende a pallonate Rubin. Gimenez fa un numero da circo, parte dalla panchina, fa a pacche, torna in panchina e si traveste da seggiolino.
L’arbitro, alla fine, tira i dadi. Ed espelle il seggiolino. E Dias. Oh, grazie, eh. Doveva farlo un’ora prima. Zarate no. Un Nobel è giusto che resti in campo, sennò chi ce la spiega la relatività.
Il Bologna, picchiato, provocato, penalizzato fa quel che sa fare. Gioca, come dicevo. E giocando segna anche il 3 a 1, sempre con Di Vaio. Tripudio. Partita in saccoccia. Fine. Anzi no. Il Nobel al fischio finale ricomincia a rompere il cazzo. Se la prende con Moras, che è il doppio di lui, ma quando uno è un Nobel è un Nobel, chi siamo noi per fermare la scienza?
Con la Roma avremo mezza squadra fuori, tra espulsi e Ramirez in ricostruzione. Ma sono soddisfazioni. Si gode. Eiaculazio.
Grandi, grandissimi ragazzi. Vi voglio un gran bene.

E adesso, eccoli, i sassolini nella scarpa.
Perché in questo mese ne ho sentite e lette di tutti i colori. E adesso, bè adesso bona.
Breve riepilogo. Un mese fa Zanetti diventava presidente del Bologna. Gioia e gaudio. Il miliardario sognato da una vita. Solo, lo fa imponendo in maniera ricattatoria, la presenza di Baraldi. O con Baraldi, o niente miliardario. Nascono le polemiche. Viene ricordato quanto male ha fatto Baraldi. Al Bologna, a Bologna, non al Tibet. Qui. Ai nostri colori.
Io, e quelli che come me frequentano i Gruppi della Curva, assumo una posizione netta, decisa e documentata. Visto che quanto successo in aprile l’abbiamo vissuto in prima persona.
In sostanza, diciamo: come accaduto con tutte le gestioni del Bologna giudicheremo dai fatti. Quindi osserveremo cosa farà Zanetti, cosa faranno gli altri. Grazie mille per il salvataggio, ma per i giudizi ne parleremo più avanti. Intanto, vaffanculo Baraldi. Perché quella è una certezza. I fatti ci cosano, come si dice. Vaffanculo, solo, Baraldi.
Di fronte a questa posizione, che mi pare sia abbastanza facile da comprendere, ancora più facile se una curva intera issa uno striscione con data del casino dello scorso anno, nome del colpevole, e accusa, cosa succede?
Succede che molti ci sostengono. Molti, alla luce di un episodio conclamato e provato, non possono fare altro che darci ragione. Su Baraldi. Ripeto. Baraldi. E mi parrebbe pure inevitabile. Se uno professa il proprio indissolubile e disinteressato tifo per il Bologna, non può che avercela e di brutto con uno come lui.
Ma ci sono anche gli Altri. La controparte. Gli zanettiani a prescindere.  Bisogna solo osannare Zanetti, dicono. Da subito. Anche con Baraldi. Perché Zanetti c’ha i scioldi, i migliardi fitti, ci garantisce un futuro radioso. E fin qui, vabbè. Io capisco che un presidente murato di sghei solletichi le emozioni. Solo, nel calcio e nella vita, ho il difetto di giudicare le persone da quel che fanno, non dal loro conto in banca, o dai proclami, e in genere mi lascio sedurre poco dal padrone con le belle braghe bianche. Specie se non tira fora le palanche.
Gli Altri no. Ma come dicevo, capirei pure. Purtroppo però gli Altri non si limitano al fan club Zanetti. No.
Cominciano un’efficacissima e continua opera di demolizione delle gonadi sotto l’effige con aureola del Re del Caffè, che a difendere il potente ci si prende sempre.
E per farlo mettono addirittura in dubbio quanto successo ad aprile, dicono che la cosa non incide, asseriscono che Baraldi non farà certo danni, smerdano i soci che obiettano, sventolando i 4 milioni di Zanetti, arrivano a criticare tutto e tutti della precedente gestione, demolendo il lavoro fatto da Longo, ovvero quello a cui Baraldi sotterraneamente sta soffiando il posto, pretendono la vendita del dissidente Portanova. L’apice, dopo la sconfitta di Coppa a Napoli, quando qualcuno si spinge oltre: massacra Malesani, lo accusa di perdere apposta, di remare contro per proprio tornaconto. Si pretendono le dimissioni di un mister che qui sta facendo un lavoro fantastico. Lo si accusa di fare quello che di solito, e ancora, fa Baraldi: pensare ai fatti suoi e, nel caso, mettere in merda il BFC. Infine, qui e là, una bella spruzzatina di Meritate Porcedda, Meritate i Menarini, che ci sta sempre bene, per chi osa mettere in dubbio Zanetti e il suo uomo. In sostanza: meglio una squadra che rischia di sgretolarsi, meglio una curva zittita, meglio i soci con le palle girate. L’importante è avere Zanetti. Avere Baraldi. Magari centravanti ci facciamo giocare un assegno e ala destra una confezione di arabica.
Io, e come me molti altri, per un po’ ribattiamo, specifichiamo, spieghiamo. Poi, gliela diamo su. Tenetevi Baraldi e godete, ragazzi. Il tempo sarà galantuomo, speriamo.
Ah, due precisazioni, poi riprendo: la prima, è che preferisco non parlare di chi ha difeso strenuamente Baraldi, anche sui forum del tifo, non per passione, non gratuitamente. Perché ci sono stati anche quelli. Giuro.
Seconda precisazione. Il sottoscritto ed altri esponenti della Curva, in questo mese come in passato, ha avuto contatti continui e diretti con lo staff del Bologna. Conosco e conosciamo giocatori, addetti, soci, lo stesso Consorte. E anche Baraldi, ovvio. E tranne quest’ultimo, in questo mese abbiamo parlato con tutti, coi giocatori, coi soci, con chi lavora nel Bologna. Personalmente e privatamente, non riportando mai le famose fonti per proteggerle e per correttezza, ma di continuo. Un paralavoro non retribuito, di pura passione, per capire come andassero le cose. Nessuno di noi ha scritto mezza riga o detto mezza parola pubblicamente di quanto emerso dalle chiacchierate coi protagonisti della nostra passione. Gli Altri, tranne quelli fra gli Altri che fanno informazione di mestiere, no. Ed è abbastanza buffo che le tesi di cui sopra, gli strali, arrivassero dai disinformati, mentre gli informati, che avrebbero potuto zittire tutti, che avrebbero potuto provare come l’arrivo di Baraldi abbia avuto l’effetto di una bomba a mano gettata in un macero, a tutti i livelli, se ne stavano in silenzio aspettando. Ma a pensarci bene, non è nemmeno buffo. Come dicevo, le persone vanno giudicate da quello che fanno. E sono molto orgoglioso di appartenere a quei cattivoni della Curva che con un poker servito di informazioni in mano hanno scelto di non scendere in polemica.

Riprendiamo. Con i due schieramenti creati dalla nomina di Baraldi, cosa è successo, in un solo mese? Provo, pur essendo di parte, a riepilogare:
Zanetti ha nominato Baraldi. Poi è andato via una ventina di giorni. E’ tornato. Ha detto che Baraldi era AD, che Longo faceva il mercato, che andava tutto bene. Che garantiva anni di serenità. E che quelli come me che eccepiamo sull’uomo Parmatour sono una minoranza ingrata. I soci hanno polemizzato, si sono pure sfogati. La squadra ha continuato professionalmente a fare il suo, ma coi maroni girati, vedi Portanova. Poi Consorte ha fatto notare che se uno è socio di minoranza il presidente lo può fare. Ma non comanda, governa. Intanto Baraldi ha pensato di vendere Viviano, che se uno nasce scarabeo non è che smette di arrotolare palline di merda, è nella sua natura. Per fortuna lo stercoraro  è stato stoppato dai soci e Consorte. E di fronte alla critica di Consorte, al fatto che i soci potessero contare nelle decisioni, anche su quelle di mercato, Zanetti si è dimesso. Portandosi via Baraldi. Poi ha fatto, grazie al solito Baraldi, scoppiare la grana bilanci. Ha motivato il suo addio alla carica per manini da biscazziere di Consorte e soci, in maniera pure poco elegante. Oggi, Baraldi sta già ritrattando. Smentendo se stesso e il presidente in fuga.
Tutto questo in un mese. Dopo aver promesso stabilità. In carica meno di Papa Luciani, complimenti a sto Re della solidità e dei sogni. E pure a sto cazzo.
Reazioni?
Gli Altri hanno accusato chi criticava. E’ colpa nostra. Minoranza di merda. L’abbiamo fatto scappare, meritate Porcedda. E sono stati smentiti dal loro dio: che ha dichiarato di non andarsene per quello.
Noi minoranza, fedeli alla linea di giudicare dai fatti, sempre senza riportare quel che sappiamo, abbiamo risposto con uno striscione, vedi sopra. Chi ama il Bologna resta. Come noi. Che da decenni spendiamo, veniamo bastonati, sogniamo e veniamo delusi. Ma abbiamo la dignità di non svendere il nostro cuore, la forza di rimanere sempre, di sostenere i ragazzi. E adesso i fatti per giudicare oltre a Baraldi il suo mandante ce li abbiamo. Basta osservare gli eventi, guardare cosa ha fatto Zanetti in 10 giorni di lavoro da presidente. Le sue dichiarazioni di non volersi impegnare. Il suo tiraculo stizzito e le sue dimissioni.
Che avessimo ragione noi?

E, per chiudere, aggiungo questo, visto che sui scioldi, evidentemente, gli Altri sono sensibili:
da anni il tifoso del Bologna snocciola, nelle discussioni da bar, nelle trasmissioni radio, sui forum, numeri, competenze finanziarie degne di Wall Street, conti della spesa. In nessuna piazza come in questa, 2 lustri di gestioni sportive terrificanti ci hanno trasformato in esperti contabili, molto più attenti a plusvalenze, fallimenti, spalma ingaggi, che ai dribbling e alle diagonali.
E allora, va bene, parliamone, di sti numeri. Ma parliamone davvero. Di quelli del tifoso. Uno a caso. Io.
Io fatturo più o meno 40.000 euro all’anno. Fatturo, ripeto, quello non è il mio utile. E’ quello che incasso, lordo. Ma lo so che non ho bisogno di spiegarvelo, siete abituati, magari vi sfugge il ruolo di un giocatore, ma su ste cose ne sapete a pacchi, tifando Bologna.
Ora, di quei 40.000 euro su cui pago tasse, mutuo, utenze varie e più in generale la mia vita, ne metto, tutti gli anni un bel po’ nel Bologna. Quanto? Facciamo presto. Solo questa stagione, che è a metà, ho già speso, più o meno, 205 euro (senza contare le commissioni bancarie) per i biglietti di casa, circa altri 150 euro per le trasferte, altri 100 euro (e sto basso) per spese di curva (striscioni, bombolette, ecc.). Per decenza, non conto i soldi spesi per i regali di Natale a sfondo rossoblu, e il mio tempo, talvolta sottratto al mio lavoro,  per presidiare Casteldebole quando è servito, per andare in radio gratuitamente, per fare riunioni, ecc.
Fanno, ad oggi, a metà stagione più di 450 euro. Che, se va di culo, ovvero se mi limito e se non servirà più fare contestazioni, diventano 900 euro in proiezione finale. Ovvero il 2,25% del mio fatturato. Lordo. Se quel migliaio di euro scarso lo parametro sul mio utile, è meglio che non ci penso.
E questo 2,25% di tutto quel che ho, non è che lo metto lì, una tantum e mi potrebbe fruttare guadagno. No, lo metto, come lo metto da 30 anni e continuerò a metterlo. Per passione. Si chiama così.
Il signor Zanetti, il presidente sveltina, fattura 1200 milioni all’anno. Ogni anno. Nel Bologna, per lo stesso motivo per cui io metto ogni anno il mio 2,25%, ne ha messi  4. Lo 0,33% di quel che fattura. E per una volta sola. Non da 30 anni, Né nei prossimi. E nemmeno, parole sue, con l’intenzione di metterne altri, leggi aumento di capitale. Il tutto, fra l’altro, con la possibilità, se la società viene gestita bene, di ricavarci pure qualcosa, in proiezione.
E cosa ha fatto? E’ rimasto qui un mese, anzi, è rimasto qui una decina di giorni, non ha mai visto una partita al Dall’Ara da presidente, ha imposto una scelta come Baraldi, ha fatto la voce grossa, ha voluto comandare. E appena qualcuno, che fosse un suo socio, un giornalista o un tifoso come me, ha dissentito, ha piantato lì tutto. Ha ritenuto offensivo e inaccettabile dover ascoltare gli altri. Che saranno una minoranza, come dice lui, ma sono i giocatori (e un po’, per giocare, servono), il mister (idem), tutti i suoi dipendenti del BFC (servono anche loro), i suoi soci. E qualche giornalista, che magari serve il giusto, ma forse ha diritto di dire la sua, ancora, in Italia. Idem i tifosi (la famosa minoranza che non si capisce perché diventi improvvisamente così importante e colpevole), che, da ste parti, al solito dimostra la propria opinione in termini civili e di certo non ossessivi.
Ora, credo che non serva molto altro per misurare, sì, misurare, l’apporto, la voglia, i progetti, la dedizione che Mr. Segafredo abbia messo sul BFC. La società che lui aveva promesso di rendere stabile per anni, che lui aveva voluto spalleggiare senza però salvarla in autonomia, che aveva voluto dirigere senza consenso. E che, nel caso ci fosse stato bisogno di altri denari, bè, ce ne chiedeva un pochetto a noi, quelli del 2,25%.
Lui ha messo una volta sola lo 0.33, arriva fin lì. Noi sempre, ogni anno, il nostro 2,25. Cari ragionieri.

Alla luce di tutto questo, gli Altri, adesso, sedotti e abbandonati, traditi, inchiodati dall’evidenza, che faranno, oltre a rimpiangere un dio immaginario?
Avranno la ghigna di prendere le distanze? Di chiedere scusa? Di ammettere l’errore?
Mah.
Intanto il tempo è stato davvero galantuomo. E al solito, a genuflettersi, a inchinarsi davanti al padrone dalle belle braghe bianche che non sgancia le palanche ci sono due possibilità: una, che vada bene, che vada tutto bene. E che magari, a stare piegati in avanti qualcosina da terra si raccolga pure. La seconda, quella che si è verificata puntualmente, è che le braghe bianche del padrone calino all’improvviso. E così, in un attimo, mentre si è adoranti e proni, si senta un fastidiosissimo bruciore al culo.
Questione di gusti.
Preferisco restare in piedi. Col mio 2,25%. Con la mia passione.
E intanto, come dicevo. EiacuLazio.
Precox. Per gli Altri. Ma si cura. Provate con le tabelline. O con una pomata.

1 commento:

  1. Molla sei semplicemente FA VO LO SO.
    FORZA BOLOGNA. Francesco da Roma

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