Vico Infame
Stavolta è dura prenderla…con filosofia
Premessa.
E’ un po’ che non scrivo, qui. Che non scrivo delle cose che succedono e sono successe intorno al Bologna. O anche solo delle partite del Bologna a cavallo del Natale, di Parma, della Fiorentina, di due bei pareggi, ottenuti giocando piuttosto bene e con impegno dalla squadra.
Mica perché non ne ho voglia. Mica perché non avevo tempo. E solo che sarebbe servito un software complicatissimo, un ipnoprogramma in grado di tradurre i miei pensieri in parole scritte, in tempo reale. Troppa roba in pochissimo tempo, è passata sotto i nostri nasi. E ora, come uno studente cazzone che deve recuperare prima di un esame, rieccomi, appena prima di Bari, appena prima di tornare al solito tran-tran lavorativo, appena prima che torni il nuovo presidente, appena prima che la mole di idee, notizie, fatti mi sommerga del tutto e mi impedisca di produrre racconti regolari, rieccomi, dicevo, a scarabocchiare sulle pagine di questo blog. A provare, come uno studente cazzone, appunto, a fare un rapido riepilogo, un riassunto. A cercare, sempre come uno studente cazzone, e pure furbetto, ad andare di Bignami.
Perdonate quindi se non approfondisco i fatti, se tiro via, se vado di sintesi, se ci scherzerò su, se non parlerò delle partite.
Non sono più uno studente. Da un pezzo. Ma rimango un cazzone.
Io credo che per tutto quello che è successo a Bologna negli ultimi 20 giorni una ragione ci sia, ci debba per forza essere. Una ragione, un colpevole. E io l’ho trovato, ‘cavacca. Il colpevole, il cecchino che ci ha sparato sulle feste natalizie. E’ quel gran burlone di Giambattista Vico. Accidenti a lui.
So che siete tutti acculturati e dunque non sto a menarvela, su sto Vico. Sto Vico del cazzo, aggiungo. Ma magari, nel potente e fin troppo democratico mondo del web, passa di qui un ragazzino che non l’ha ancora studiato a scuola, qualche distratto, uno che non sa dell’esistenza di wikipedia, o anche solamente uno juventino. E allora, spiego, in breve. Giusto quel che mi serve per il resto della storia. Giambattista Vico è stato un filosofo napoletano, vissuto a cavallo del 1700, che non disponendo della curva B né dei cd di Merola, pensò bene di passare la sua vita sui libri. Niente da dire, massimo rispetto, scelta un pelo opinabile per la costanza e la scarsa dedizione alla pizza e alla gnocca, ma saranno poi (stati) affari suoi. Insomma, studia cheteristudia, il buon Giambattista, arrivò a pubblicare una serie di opere filosofiche, filologiche e storiche. Ma soprattutto, ed è per questo che lo si ricorda ancora, maledicendolo per altro, elaborò una sua teoria, sulla storia. Quella dei cicli, o dei corsi (e ricorsi) storici, come diceva lui. In estrema sintesi, la storia, tutta la storia dell’uomo, tende a ripetersi, a riproporsi periodicamente, uguale o simile a se stessa, tanto che ogni tappa dell’evoluzione non può essere un arrivo, ma solo un altro, l’ennesimo, giro della stessa ruota. Oh, banalizzo assai, è giusto per capirci. Con lo juventino.
Ecco, ripensando a lui, a sto capellone piezzecore che nei ritratti gradiva farsi immortalare con dei kleenex appesi al collo (non ci credete? Andate su wikipedia, appunto), ho capito tutto. Ho capito la storia, almeno quella recente del Bologna. Grazie, eh, signor Vico. Orribile Menagramo Portarogne.
Analizziamo i fatti.
Irpef, questa sconosciuta. Qualche anno fa, l’allora presidente Gazzoni del BFC leggermente sfibrato nella mente e nel portafoglio, dopo un terrificante 0 a 4 con la Roma, disse 2 cose: una, che avrebbe preso Aldair come rinforzo. Che infatti il giorno dopo andò al Genoa, sempre stati di parola, da ‘ste parti, i presidenti. L’altra, che la Roma aveva vinto perché non pagava l’Irpef e quindi poteva permettersi dei campioni. Ora, in se’, la puttanata era clamorosa. E avendola detta Gazzoni, nessuno prestò troppa attenzione, l’abitudine tende a rendere distratti. D’altronde, coi soldi risparmiati con l’Irpef la Roma al massimo pagava il bagnoschiuma a Totti, e l’uscita di Gazzoni serviva a lui per giustificare gli ultimi mercati un pelo scadenti del BFC. Ma qualcuno approfondì. Qualcuno scoprì che l’irpef, in serie A, non se la cagava nessuno. Nessuno tranne il vecchio, caro, onesto, Bologna. Sempre ligio al dovere e sempre, immancabilmente, inesorabilmente preso per i fondelli dal mondo intero. Vabbè. Quanti anni sono passati? Sette? Più o meno. E che succede? Succede che a Bologna si sono cambiate le presidenze come fossero collezioni autunno inverno, e l’irpef da quest’anno diventa una roba irrinunciabile. Non solo una tassa, ma un parametro severissimo, lo spartiacque tra società serie e banditi. E qual è l’unica società che non la paga, l’irpef, l’unica che viene penalizzata nella storia della serie A per una grana da Equitalia? Noi. Il Bologna. Meno uno e ringraziare.
Calciopoli. E qui mica devo spiegare nulla. Ce la ricordiamo tutti, no? Non ricostruiamo la vicenda, i colpevoli puniti in maniera ridicola rispetto a quanto commesso. Alcune squadre coinvolte addirittura premiate, come il ripescato Messina. Insomma, Calciopoli è stata Calciopoli. Basta la parola, come per le pastiglie per andare al cesso. Col Bologna, il solito onesto Bologna, massacrato, beffato, preso in giro.
E se si parla di Calciopoli, a chi si pensa, inevitabilmente? Al Grande Burattinaio, al Male Assoluto, a Lucifero, L’Innominabile. A Moggi.
Passano gli anni. I Menarini sono in palese difficoltà, per loro colpa. E chi chiamano, al Bologna? Moggi. Lui. Kaiser Sose. Ormai condannato e controllato e limitato. Quindi un Moggi a mezzo servizio, che oltre ad essere inaccettabile moralmente può pure fare poco, nel calcio. Ma può fare molto giuridicamente. Infatti, dirigenti BFC deferiti e sputtanamento nazionale assicurato.
Costruiremo un grande futuro. Così si presentò Cazzola, coi suoi soci, i Menarini, alla Convenscion di insediamento. Corsi e ricorsi. Di nuovo. Bastava fermarsi a Costruiremo. Che era più sincero, come progetto.
Andiamo oltre.
Stipendi. Qui è facile. E assomiglia alla storia dell’irpef. Per anni, decenni, abbiamo letto di società inadempienti, di presidenti truffatori. Succedeva altrove, c’erano polemiche. Ma tutto si fermava a vertenze economiche o sindacali. Tra dirigenze e squadre. Nei casi gravi si arrivava al fallimento, ma era dura. Qui, tutti onesti e a posto, lo scudetto della correttezza cucito sulle maglie BFC. Per anni abbiamo avuto un monte ingaggi da Champions per squadre con l’osteoporosi. Poi, quest’anno, il Bologna riduce le spese degli ingaggi, e lo fa molto e bene. Siamo al sicuro, pensiamo. Nel frattempo, esce una norma, che tutti riteniamo assolutamente superflua e lontanissima da noi, per la quale chi non paga puntualmente, viene penalizzato, nel calcio. A chi vuoi che capiti, mai successo a nessuno… Capita qui, l’Area 51 del calcio mondiale, la Mururoa del pallone. Al Bologna.
Fideiussioni. Si va sul tecnico, ma niente paura. E si torna a Gazzoni. Nell’estate della retrocessione, Gazzoni diede battaglia. Contro la Reggina, il Messina, la stessa Roma. Squadre economicamente distrutte, ma che si iscrivevano ai campionati presentando i soldi del monopoli e, appunto, le famose fideiussioni a garanzia. In genere fatte in Svizzera coi trasferelli dalle marmotte della Milka. Un’ingiustizia. Eravamo tutti certi che il ricorso del Bologna avrebbe avuto fortuna, saranno puniti i colpevoli, tuonava Gazzoni. Infatti. Il Bologna rimase in B con le sue fideiussioni vere, e Gazzoni saltò per aria sommerso dai debiti, la Reggina e le altre restarono in A, con quelle false (ma vennero molto sgridate dai potenti e onesti vertici del calcio). Indovinate un po’ chi, adesso, ci è andato di mezzo, con le fideiussioni false? Il Bologna, mo vè, il suo presidente Porcedda, soggetto interessante. Per Rebibbia.
E arriviamo ai nostri giorni.
Io da quando tifo Bologna, da quando vado allo stadio, e sono più di trent’anni, cazzo, sogno che arrivi un megamiliardario, come patron. E magari pure un po’ stronzo. Una specie di Rockerduck affamato, uno che spende e spande per portare il Bologna in altissimo, uno che va in tv a far le pernacchie ai gobbi, uno che va negli uffici del Milan e si compra mezza squadra e all’uscita pianta una bronza nella ghigna a Galliani, uno che quando un arbitro non ci dà un rigore si impegna a farlo spostare nella C uzbeka, uno che quando arriva il Real e gli chiede un giocatore si compra il Real e lo usa come Primavera del BFC.
E dopo tutto quello che ho visto, dopo tutti i presidenti che ho ascoltato in questi anni, da Conti, Fabbretti, ai Menarini e a Porcedda, dopo sti mesi angoscianti col secondo fallimento nel giro di un ventennio dietro l’angolo, cosa succede? Cosa ci capita, sotto Natale, come regalissimo?
Arriva Rockerduck.
Zanetti.
Uno così ricco che nessuno riesce a pronunciare correttamente il fatturato annuo della Segafredo. Uno così ricco che sua moglie ha i visoni con le pellicce di visone. Uno così ricco che al ristorante quando ordina il caffè, non ordina il caffè. Ordina il suo, di caffè. Poi compra il ristorante.
Quando è arrivata la notizia eravamo in curva a Parma. Ci abbracciavamo come bambini felici. In un colpo solo, via Porcedda, via i Menarini e dentro Rockerduck. Quest’anno, si brinda a champagne, abbiamo pensato tutti. Anche noi, già un po’ più ricchi. Un noto tifoso, soprannominato K o anche Leonida, sui gradoni, per festeggiare mi ha chiesto un preventivo per andare in Mar Rosso. E picchiarlo perché Rosso. Fin quando diventa viola. E picchiarlo perché Viola. Oh, ognuno festeggia a suo modo.
Nei giorni seguenti abbiamo capito che insieme a Rockerduck, c’erano altri. Personaggi minori, dei Paperoga, dei Nonna Papera. Utilissimi al salvataggio del BFC, e li ringrazio ancora, ma, pensavamo, il cavallo da corsa è Rockerduk.
E cosa fa il miliardario? Compra il Milan in blocco, scoreggia a Galliani, usa il Real come Primavera BFC? Non esattamente: prima chiede ai giocatori senza stipendio dei soldi. Poi li chiede ai cantanti. Poi li chiede agli artigiani.
Poi a noi.
E appena prima di Natale, prima delle sue vacanze, prima di mettere i patacchini del BFC sui bidoni bianchi della Caritas, ci porta Baraldi… Vabbè, niente champagne. Spuma all’arancio.
Baraldi, appunto.
Ennesimo, ultimo ricorso. Era già stato qui, Baraldi. Aveva fatto un disastro. Era riuscito a star sul cazzo a tutti. Mica facile. E a farci rischiare di mandare in vacca una salvezza quasi raggiunta. Poi, in silenzio, era tornato a Collodi, da suo papà Geppetto.
Ma adesso ce lo ritroviamo qui. Chiamato da Zanetti. Come persona limpida e argentina. Che sarebbe come definire Brunetta alto e Zenoni calciatore.
Amministratore Delegato, è stato nominato. Delegato a dir balle, forse.
Bene.
Non pretendevo davvero lo champagne, bastava quella spuma all’arancio. E per come eravamo messi andava bene anche l’acqua di rubinetto.
Ma mi han sputato anche nel bicchiere, e allora un po’ mi fa schifo.
E a star calmi, a non essere così arrabbiato, con tutti sti ricorsi che si ritorcono, bastardi, contro il Bologna, a prenderla con filosofia … non riesco mica.
Allora me la prendo col filosofo. Vico, infame. Appunto.
Sono un tifoso del Bologna da circa 56 anni (ne ho 61)vivo a Roma e ne ho viste tante, tra le altre lo spareggio-scudetto, ma poi anche il calcio scommesse (prima parte) con le varie partite vendute penalizzazioni, retrocessioni, fallimenti e rinascite, ma ho sempre sentito odore di bruciato, molte di quelle cose erano (ed il tempo lo ha dimostrato) fittizie, come il salvataggio di Gazzoni, Corioni pagò altri 5 miliardi in £. spargimento ignobile di risorse e tante altre amenità ultima, allora, la retrocessione dopo lo spareggio col Parma che chiamarla nefandezza è un eufemismo. Veniamo ai giorni nostri, scusa ma anche io sono un pò prolisso, è arrivato Rockerduck, ma ha messo su un baraccone degno del paese dei balocchi di collodiana memoria. Mi sono prefisso di attendere il 31 gennaio, mercato chiuso, prima di esprimere pareri sull'attuale dirigenza, ma alcuni nomi che già erano sicuramente rossoblù vestono altre maglie ed il nodo non è neppure questo dove si inceppa a mio avviso il meccanismo? Nel numero dei soci, nella loro compattezza, nella ricapitalizzazione (?), nello staff dirigenziale: CHI comanda chi, cosa, come, perchè, Rockerduck latita e chiama Baraldi che promette dimissioni, ma si guarda bene dal darle, la voglio fare finita: in tutto questo bailamme ci sono troppi punti interrogativi, non mi fido neanche un pò ed in fin dei conti sono stufo di firmare cambiali in bianco. Sono sicuro che quello che si sa corrisponda ad un decimo di quello che realmente è. Non so chi dei 5 moschettieri sia l'autore dell'articolo, ma a mio avviso ha centrato tutti i bersagli bravo! Però penso sia giunta l'ora di gridare un pò, fare come i napoletani e qualche altro tifoso, azioni dimostrative, ma per davvero, cercare la verità ad ogni costo continuando a gridare FORZA BOLOGNA, senza dimenticare però che si tratta pur sempre di una partita di calcio e nel troiaio in cui ci troviamo i veri problemi son altri, però.....però il Bologna è una fede e sempre lo sarà. Una domanda mi sorge da dentro, e concludo, ma voi che state sul posto ed avete le frequentazioni che possono essere giuste, possibile che non riusciate a sapere nulla? A Roma sia sulla Roma che sulla Lazio le cose si sanno, anche se sono solo voci (che poi corrispondono il 90% delle volte a verità) le cose vengono fuori, possibile che solo a Bologna ci sia più mafia ed omertà che in Sicilia piuttosto che in Campania o Calabria?
RispondiEliminaGradirei, ove fosse possibile, un riscontro all'indirizzo 03101909@libero.it (data storica). Nel ringraziarvi del lavoro che fate per noi colgo l'occasione per porgervi gli auguri di buon anno.
Francesco
grande molla, condivido tutto quello che hai detto, ma riconosco che il modo che hai di dire le cose è davvero ispirato. complimenti! per la serie i soliti stolti rozzi e deficienti ultrà...
RispondiEliminanick75